Zeus Charging Station | Colonnine per la ricarica di bici elettriche
Zeus è la gamma di soluzioni per la ricarica delle bici elettriche made in Trentino: colonnine, stazioni e parcheggio per ebike e veicoli elettrici leggeri. Vediamo di seguito le caratteristiche e le diverse soluzioni proposte.
Cosa contraddistingue le soluzioni di ricarica Zeus?
Adatte per l’installazione in ambienti pubblici aperti a terzi
I sistemi di ricarica Zeus rispettano la Norma CEI EN 61851-1 ed erogano il servizio di ricarica in Modo 3 tramite prese Schuko con interblocco, USB o plugin proprietari. Si tratta dunque di soluzioni ideali anche per Enti Pubblici e grandi aziende.
Qualità e sicurezza
Le colonnine di ricarica bici Zeus sono realizzate nel pieno rispetto delle principali normative sulla sicurezza. Le nostre strutture di ricarica bici garantiscono resistenza agli urti (grado IK08) e montano componentistica certificata IP55.
Modularità
Massima flessibilità nel comporre la stazione sulla base delle richieste del cliente. Zeus offre supporto dinamico da parte dello staff tecnico per il dimensionamento della struttura.
Messa in rete e app mobile
Le stazioni di ricarica ebike sono attivabili direttamente scaricando e utilizzando Zeus App permetto velocità e facilità di utilizzo. Grazie all’integrazione con il gestionale Zeus il gestore ha accesso a migliaia di possibilità, sia di monitoraggio che di controllo delle colonnine e del loro utilizzo.
Non solo ricarica, anche manutenzione
Tutte le soluzioni Zeus Charging Station sono dotate di 24 attrezzi per attività di riparazione e manutenzione della bicicletta.
Pronta consegna
Tutte le soluzioni firmate Zeus sono in pronta consegna. Dal momento dell’ordine, in 15 giorni la tua colonnina sarà montata e pronta per essere usata.
Attivazione tramite AppBlocco antifurtoPrese interbloccatePrese USBVano depositoVano attrezzi
Soluzioni disponibili
Sistemi di ricarica
Zeus Easy e Zeus One
4 punti di ricarica (2 prese Schuko interbloccate, 2 prese USB sempre attive)
possibilità di aggiungere fino a 4 caricabatterie opzionali di diversi brand per l’attacco diretto del mezzo
vano riparazione con 24 utensili per la manutenzione della bici
2 sostegni – utilizzabili a sella per la bici oppure a manubrio per il monopattino
Blocco antifurto per lo stallo durante la ricarica.
Attivazione della ricarica: o tramite pusante oppure tramite App o tessera RFID.
Stazioni S-Block
Soluzione modulare configurabile che permette di ricaricare contemporaneamente da 1 a 10 e-bike.
possibilità di aggiungere fino a caricabatterie opzionali di diversi brand per l’attacco diretto del mezzo
vano riparazione con 24 utensili per la manutenzione della bici
Sostegni a manubrio
Vano deposito con una capienza di 27 litri
Blocco antifurto per lo stallo durante la ricarica.
Attivazione della ricarica: tramite App oppure tessera RFID.
Sistemi di parcheggio
Modular Parking è una soluzione nuova e ordinata per parcheggiare bici e monopattini. Dotato di 5 sostegni bike a manubrio, disposti 3 sul fronte e 2 sul retro.
Può essere utilizzato come struttura autonoma oppure come modulo da aggiungere a qualsiasi stazione di ricarica Zeus.
Zeus One e Zeus EasyStazione S-BlockStazione S-Block con Modular Parking
Ricevi un preventivo
Invia una mail a info@zeuschargingstation.com oppure chiama il +39 0463 901272 per avere maggiori informazioni e ricevere un preventivo personalizzato.
Inaugurata la scorsa domenica la nuova pump track di Arma di Taggia
Concludiamo l’anno in bellezza con l’inaugurazione della pump track di Arma di Taggia: la struttura si trova in Via San Francesco, di fronte alla sede comunale ed inserita nel nuovo parco urbano Life Park.
Il Life Park in zona Levà, oltre alla pista per mountain bike, presenta una palestra a cielo aperto, un’ampia area giochi con un percorso avventura, un’area cani con attrezzatura per la dog agility e una pista di pattinaggio. In previsione poi l’implementazione di strutture per lo skateboard.
La pump track
Realizzata da Trail Generation, rete di imprese tra Dolomeet e Trail Zone, già nel mese di Luglio 2022, la pump track di Taggia è lunga circa 135 metri. Sinuosa e giocosa proprio come una pista di Formula 1, con interesezioni di corsia che permettono di creare traittorie sempre nuove. Facile da raggiungere, con una vista mozzafiato sulle Alpi Liguri e a sole due pedalate dalla spiaggia, d’obbligo un tuffo al mare dopo una session di riding.
L’inaugurazione
Domenica 18 dicembre, al taglio del nastro erano presenti il Sindaco Mario Conio, insieme al suo vice Espedito Longobardi, l’Amministrazione al completo e il Senatore Gianni Berrino. Presenti anche i campioni di mountain bike Loris Revelli (campione Italiano Downhill cat. Elite, 25° overall World Cup e 33° nel ranking mondiale), Sofia Priori (campionessa italiana Downhill cat. Junior e 15ˆ nel ranking mondiale di categoria), Filippo Murachelli (campione italiano Downhill Under 15) e Mattia Bianco (campione regionale Piemonte).
Dopo l’inaugurazione i campioni hanno anche deliziato i molti presenti con una serie di giri sulla pista di pump track che sarà poi aperta a tutti i cittadini.
Il ruolo del Consiglio Comunale Ragazzi (CCR)
All’inaugurazione presente anche il CCR, Consiglio Comunale dei Ragazzi di Taggia. L’idea del parco infatti nasce proprio da loro che, negli scorsi anni, avevano chiesto alla precedente amministrazione di realizzare una pista pump track nell’area in questione. L’amministrazione Conio ha voluto riprendere il progetto ampliandolo e andando a realizzare un vero e proprio parco urbano dedicato allo sport all’aria aperta.
Per dare sempre più importanza al volere e alla creatività dei bambini, l’amministrazione ha inoltre chiesto ai ragazzi del CCR di proporre e trovare un nome al parco. Tante le bellissime proposte giunte dagli alunni delle scuole secondarie di Arma, Taggia e Levà ma è stata quella del giovane Alessandro Lanteri, alunno della 3A dell’Istituto Comprensivo di Arma ad avere la meglio.
Il nome e la grafica del Parco Urbano sono stati creati dal giovanissimo Alessandro Lanteri della 3° A dell’Istituto Comprensivo Arma
Scopri le altre pump track inaugurate nel mese di novembre: Ozzano dell’Emilia, Monterotondo Marittimo e Corno di Rosazzo! Clicca qui: https://bit.ly/nuove-pump-track-italia
Chi è il Mobility Manager? Definizione, novità e normativa.
Se vogliamo dirla in poche e semplici parole, il Mobility Manager è un professionista che si occupa di mobilità sostenibile che le imprese che hanno molti dipendenti, siano esse pubbliche o private, devono nominare obbligatoriamente. Con l’inserimento di questa figura ci si pone l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale derivante dal traffico nelle aree urbane e metropolitane.
Vediamo ora nello specifico quando è obbligatorio, di cosa si occupa e il suo ruolo nel sistema aziendale.
QUANDO È OBBLIGATORIO
Inizialmente, con il decreto del ’98 era considerato obbligatorio per le aziende private con più di 300 dipendenti e per le pubbliche amministrazioni con più di 800 dipendenti. Ora, le soglie minime si sono nettamente abbassate. Il mobility manager dev’essere presente in tutte le aziende e PA con più di 100 dipendenti ubicate in specifici luoghi quali:
capoluogo di Regione;
città metropolitana;
capoluogo di Provincia;
comune con più di 50.000 abitanti.
ITER LEGISLATIVO
La questione ruota tutta attorno al decreto ministeriale del 12 maggio 2021 che obbliga determinate aziende ad adottare entro il 31 dicembre di ogni anno, un Piano degli Spostamenti Casa Lavoro (PSCL) e di conseguenza a nominare un Mobility Manager per la sua elaborazione e supporto alla sua adozione.
Una figura che in realtà è nata, sotto lo pseudonimo di responsabile della mobilità aziendale, con il DM del 27 marzo 1998 (“Mobilità sostenibile nelle aree urbane“), dopo degli accordi di Kyoto sui cambiamenti climatici.
Diventa poi a tutti gli effetti Mobility manager con il decreto Rilancio DL 34/2020, fino al DM del 12 maggio 2021 che ne disciplina funzioni e requisiti distinguendo tra 2 figure principali:
Mobility Manager Aziendale: figura specializzata nel governo della domanda di mobilità e nella promozione della mobilità sostenibile nell’ambito degli spostamenti casa-lavoro del personale dipendente.
Mobility Manager d’Area: supporto al Comune territorialmente competente nella definizione e implementazione di politiche di mobilità sostenibile, nonché nello svolgimento di attività di raccordo tra i Mobility Manager aziendali.
Il primo è dunque un professionista nominato dall’azienda con lo scopo di ridurre l’impatto ambientale degli spostamenti casa-lavoro, il secondo invece ha il compito di supportare e coordinare i vari Mobility Manager Aziendali all’interno della propria area di riferimento e di approvare il PSCL entro il 31 dicembre di ogni anno.
Le novità di settembre 2022
Con il decreto interministeriale del 16 settembre 2022, il Ministero delle’Ambiente e della sicurezza energetica (ora Ministero della Transizione ecologica) apporta alcune novità in merito ai Mobility Manager d’area e aziendali:
con riferimento alle società infragruppo ubicate nella stessa unità locale, la soglia occupazionale dei 100 dipendenti è calcolata sommando i dipendenti della diverse società del raggruppamento;
i Comuni hanno la possibilità di nominare i mobiliy manager d’area, non più solo tra il personale di ruolo, ma anche tra quello di società partecipata o dell’agenzia della mobilità
ai mobilty manager che svolgono la propria attività presso o in favore di pubbliche amministrazioni, può essere riconosciuto il rimborso delle spese sostenute per lo svolgimento delle loro attività.
Perchè il Bike to work non sia più una novità | il ruolo del Mobility Manager
CHI È E COSA FA
Secondo le ultime novità, il requisito fondamentale per essere nominato Mobility Manager è l’essere in possesso di un elevata e riconosciuta competenza professionale ed esperienza nel settore della mobilità sostenibile, dei trasporti o della tutela ambientale.
È infatti il professionista che si occupa di organizzare una mobilità sostenibile attraverso attività di supporto, decisione, pianificazione, programmazione, gestione e promozione di soluzioni efficaci in tema di mobilità sostenibile:
cura i rapporti con enti pubblici e privati coinvolti direttamente nella gestione degli spostamenti del personale;
attiva iniziative di informazione, divulgazione e sensibilizzazione sul tema della mobilità sostenibile;
promuove, insieme al Mobility Manager d’area, azioni di formazione e indirizzo per incentivare l’uso della mobilità ciclo-pedonale, dei servizi di trasporto pubblico e di quelli ad esso complementari;
supporta il Mobility Manager d’area nel promuovere interventi sul territorio per favorire l’intermodalità, lo sviluppo di itinerari ciclabili e pedonali, servizi di trasporto pubblico, servizi di mobilità condivisa e di infomobilità.
Oltre a queste attività di tipo generico, è colui che si occupa di elaborare il PSCL e di promuovere la realizzazione degli interventi necessari a una miglior organizzazione e gestione della mobilità dei dipendenti.
IL PSCL
Come previsto dall’articolo 3 del DM 12 maggio 2021, le aziende sopra citate oltre a nominare un Mobility Manager hanno l’obbligo di redigere un Piano degli Spostamenti Casa Lavoro (PSCL) entro il 31 dicembre di ogni anno. L’obiettivo è sempre quello di ridurre il traffico dei veicoli privati dovuto ad aziende o PA che, in quella specifica zona, hanno molti dipendenti. All’interno di questo documento programmatico e strategico devono essere presenti misure volte a orientare i lavoratori verso forme di mobilità sostenibile alternative, valutando quali possono essere i vantaggi:
per i dipendenti: in termini di tempi di spostamento, costi e comfort di trasporto;
per l’impresa o la Pubblica Amministrazione: per quanto riguarda aspetti economici e di produttività;
per la collettività: dal punto di vista ambientale, sociale ed economico.
Contenuti minimi
una parte introduttiva;
una parte informativa e di analisi (delle condizioni strutturali dell’azienda, dell’offerta di trasporto e degli spostamenti casa-lavoro);
una parte progettuale (con le misure da implementare, i benefici e il programma di implementazione);
un programma di monitoraggio.
Quello della mobilità sostenibile è insomma un tema sempre più centrale all’interno dei nostri Paesi e delle realtà aziendali. Scopri di più riguardo all’UCI Mobility & Bike City Forum.
Il valore del ciclismo in Italia: analisi di Banca Ifis
È proprio nella settimana di punta del ciclismo italiano che Banca Ifis pubblica il suo rapporto sul valore del ciclismo italiano, soffermandosi su produzione, tesseramento e con un focus particolare sulle competizioni ciclistiche in Italia, come il Giro di Lombardia che da solo genera quasi 50 milioni di euro.
“Ciclismo, Italia leader nella produzione e nella valorizzazione delle corse sportive – Il caso ‘Giro di Lombardia’” questo il titolo dell’analisi realizzata dall’Ufficio Studi di Banca Ifis nell’ambito dell’Osservatorio sullo Sport System Italiano, il progetto di ricerca dell’Istituto specializzato nei prodotti e servizi per le piccole e medie imprese, che ha l’obiettivo di fotografare il valore economico e sociale dello Sport System del nostro Paese.
Official partner della competizione amatoriale Il Lombardia, Banca Ifis sostiene che il ciclismo in Italia non è solo passione, ma anche economia con 1,5 mld di euro di ricavi per le imprese di biciclette e componentistica. E tutto questo lo fa in una settimana clou del ciclismo Italiano: il saluto al professionismo di Vincenzo Nibali, il record dell’ora di Filippo Ganna e il primo mondiale gravel a Vicenza.
Gli appassionati
4 milioni i praticanti di ciclismo in Italia tra amatori e professionisti, ben 10,7 milioni quelli che si dichiarano appassionati, il che equivale al 21% della popolazione nazionale maggiorene. A confermarlo anche i numeri della Federazione Ciclistica Italiana che entra nel piccolo gruppo (solo 3) delle grandi Federazioni sportive con trend positivo in termini di iscritti durante l’ultimo triennio (assieme a Nuoto e Atletica). Parliamo di più di 70mila tesserati (+13% nel corso del 2021) di cui il 10% femminile, percentuale in costante aumento: dal 2017 ad oggi il numero delle tesserate è cresciuto a doppia circa, in rialzo dell’11%.
La tradizione lombarda
Interessante notare che ben il 20% dei tesserati provengono dalla Lombardia, una Regione che per numero di praticanti, società sportive e prestigio delle competizioni che ospita stacca di diverse lunghezze tutte le altre. Qui si registrano 6 società ogni 100.000 abitanti che va a posizionare la regione al primo posto nazionale in termini di società sportive affiliate alla FCI.
Paola Pezzo | Brenzone sul Garda | @Marco Gober
Ma qual è il profilo dell’appasionato di ciclismo italiano?
Secondo Banca Ifis si interessa particolarmente a temi come sostenibilità e natura:
l’87% è impegnato sul fronte del riciclo
il 71% è d’accordo sull’utilizzare il meno possibile l’auto
il 54% è disposto a pagare di più per prodotti sostenibili
il 72% praticaturismo attivo, svolgendo attività fisica durante le proprie vacanze
il 60% sceglie mete in base alla bellezza naturale del paesaggio
il 60% è disposto a spendere di più durante le vacanze rispetto alla vita quotidiana.
La produzione
Non solo passione e vacanza per stimare il valore del ciclismo in Italia, ma anche lavoro e produzione. In Italia si registrano 610 aziende tra produttori di biciclette e componentistica, i cui ricavi formano il 29% del fatturato complessivo dei produttori di veicoli (stimato in 5,2 miliardi di euro). Si parla di un volume di quasi 1,5 miliardi di euro, con una crescita media annua stimata del 7,3% per il biennio 2022/2023.
Particolare spinta è data dal mondo dell’elettrico con una produzione in rialzo del 25% nel 2021, che ha portato ad incidere per l’11% sul totale.
Questo fermento lavorativo porta l’Italia sul tetto d’Europa: siamo i leader in termini di produzione (market share del 21%), seguiti da Germania (15%) e Portogallo (12%).
Valore economico de Il Lombardia
Ma il ciclismo è anche i grandi eventi sportivi, e Banca Ifis si concentra sul Giro di Lombardia, competizione storica che vede la sua prima edizione svolgersi nel lontano 1905 e che, non a caso, è annoverata tra le cinque Classiche Monumento del ciclismo, al pari della Milano-Sanremo, del Giro delle Fiandre, la Parigi-Roubaix e la Liegi-Bastogne-Liegi.
Un evento che vale 49 milioni di euro.
Il Lombardia | Edizione 2022
Si parla di 7,8 milioni di euro di valore indiretto, essendo la competizione un volano per l’intero territorio lombardo e i suoi percorsi naturalistici che attirano ogni anno un numero crescente di cicloturisti.
I restanti 41,4 milioni sono tutti però generati direttamente dall’evento! Una componente massiccia, che trova la sua maggiore rilevanza nella spesa degli appassionati provenienti da fuori Regione, che usufruiscono di un maggior numero di servizi:
43% del valore totale destinato alla ristorazione e ai produttori di prodotti tipici del territorio
26% al comparto ricettivo, con una permanenza media sul territorio di 2-3 pernottamenti
Partita ieri negli Stati Uniti, la Coppa del Mondo di Ciclocross 2022 | 2023 si annuncia davvero entusiasmante anche se leggermente più ristretta in termini di tappe rispetto allo scorso anno: vediamo il calendario.
14 appuntamenti in 8 diverse nazioni, e c’è anche l’Italia con la tappa della Val di Sole. Il protagonista indiscusso rimane comunque sempre il Belgio, dove sono previsti addirittura 5 appuntamenti riconfermandosi la nazione di riferimento per il ciclocross.
Al di là della supremazia di Belgio e Olanda (dove si svolgeranno la metà degli eventi a calendario), la grande sorpesa è il ritorno della Spagna, con la tappa di Benidorn, destinazione prediletta dei belgi per i ritiri invernali. Senza dimenticarci che, nella stagione 2022-2023, ci sarà anche il primo appuntamento in Irlanda, l’11 dicembre a Dublino.
Le tappe del calendario ciclocross 2022 – 2023
9 ottobre: Waterloo (USA)
16 ottobre: Fayeteville (USA)
23 ottobre: Tabor (CZE)
30 ottobre: Maasmechelen (BEL)
13 novembre: Beekse Bergen (NED)
20 novembre: Overijse (BEL)
27 novembre: Hulst (NED)
4 dicembre: Anvers (BEL)
11 dicembre: Dublin (IRL)
17 dicembre: Val di Sole (ITA)
26 dicembre: Gavere (BEL)
8 gennaio: Zonhoven (BEL)
22 gennaio: Benidorn (ESP)
29 gennaio: Besancon (FRA)
L’appuntamento della Val di Sole
Anche quest’anno la Val di Sole si prepara ad accogliere, per la seconda stagione consecutiva, la Coppa del Mondo di ciclocross. L’appuntamento è sabato 17 dicembre, su un percorso interamente innevato, che già nel 2021 ha esaltato i più grandi interpreti della specialità. Durante la passata edizione le vittorie andarono al belga Wout Van Aert nella gara maschile e all’olandese Fem Van Empel al termine di un ultimo giro strepitoso che l’ha vista avere la meglio sulla connazionale Marianne Vos.
Primabici Garelli dona 5 bici all’Ospedale Riuniti di Foggia
Da oggi la sala giochi dell’Ospedale Riuniti di Foggia ha una marcia in più grazie alla donazione di 5 bici da bambino da parte di Primabici Garelli.
Un’iniziativa solidale nata grazie al contattato tra la dott.ssa Francesca L’Abbate e Primabici, che, in occasione del suo primo anniversario ha deciso di donare cinque pezzi di Primabici Special Edition. Le balance bike sono arrivate stamattina all’ospedale, che ha scelto di metterle a disposizione dei bambini in cura presso i reparti di neuropsichiatria infantile e chirurgia pediatrica. Un piccolo gesto di solidarietà per strappare un sorriso a tutti i bambini in cura.
Come nasce un percorso di cross country per la Coppa del Mondo? | Red Bull Bike Italia
La mia intervista per Red Bull Bike Italia, dove racconto come si progetta e si realizza un percorso mtb cross country valido per il circuito di Coppa del Mondo UCI.
Quali sono le tempistiche relative alla progettazione e quali quelle di realizzazione di un percorso di cross country?
Dipende se va progettato un percorso ex-novo oppure si implementa un percorso esistente. Se si parte da zero ovviamente bisogna partire molto presto e seguire tutto l’iter progettuale. Per prima cosa è necessario individuare la proprietà dei terreni attraverso le particelle catastali, effettuare degli approfondimenti per capire se ci sono aree protette oppure di tutela, fare l’analisi dell’idrografia, del rischio idrogeologico e della corografia in generale.
Non è facile rispondere alla domanda, ma per quanto riguarda la definizione del progetto solitamente in 3 mesi il progetto è pronto poi i tempi per le autorizzazioni dipendono molto da regione a regione e sono molto aleatori. Per esperienza ti posso dire che almeno 12 mesi sono necessari per le autorizzazioni formali. Per la realizzazione, in base alle tempistiche da rispettare, ci si organizza con le squadre operative. Il mio consiglio è di fare i lavori durante l’autunno in modo tale che il terreno poi si stabilizza ed sia pronto per essere utilizzato la primavera.
Esiste un iter di analisi del terreno?
Prima di tutto va individuato un versante che si presti per i seguenti aspetti:
Tecnici relativi al percorso
Tipologia di fondo e features naturali presenti
Dislivello e sviluppo metrico del versante
Accessibilità da parte di pubblico e mezzi di soccorso
Visibilità e spettacolarità
Ovviamente per riuscire ad analizzare bene un terreno è necessario fare il sopralluogo quando il verde non è ancora particolarmente diffuso. La stagione migliore è decisamente l’autunno e, dove non c’è neve, l’inverno. In questo modo si riesce bene a vedere il fondo, lo sviluppo del versante e si riescono a definire le linee migliori.
Che strumenti sono indispensabili nella fase di studio e sviluppo?
Molto importante lo studio da remoto tramite il pc. Attraverso l’utilizzo di strumenti ormai evoluti si riescono a ricavare molti dati del terreno e di quello che si troverà durante il sopralluogo. Oltre a questo poi si riesce ad avere una panoramica di insieme migliore e, a livello di design, si possono preparare diverse ipotesi poi da verificare sul campo. Durante il sopralluogo sul campo è poi indispensabile essere dotati distrumentazione GPS con una buona accuratezza del segnale. Grazie ai waypoint si possono prendere appunti sul campo. Inoltre per rilevazione puntuale della pendenza spesso si utilizza anche l’inclinometro.
Di quale figure si avvale un’organizzazione per sviluppo e realizzazione?
Il lavoro viene svolto tramite lavoro di squadra tra untrailbuiler e un progettista: solitamente il trailbuilder definisce le linee, le tipologie di realizzazioni e di interventi da fare, il dislivello e tutte le features da inserire nel percorso il progettista interpreta in “burocratese” e mette su carta le idee del trailbuilder. Nel mio caso ho la fortuna che con la mia società Dolomeet srl abbiamo un tecnico interno e sviluppiamo regolarmente progetti di nuovi trail, per questo posso dire che grazie all’esperienza maturata in Val di Sole abbiamo raggiunto un elevato know how in questo settore che esportiamo sul territorio nazionale.
Ci sono standard internazionali che un’organizzazione deve rispettare?
Si parte sicuramente dallo studio del Regolamento UCIinerente la realizzazione e le caratteristiche che deve avere un percorso XCO. Il trend è quello di realizzare percorsi più corti rispetto al passato e stare nel minimo di sviluppo previsto da regolamento, cioè 4km. Gli aspetti principali da considerare sono:
Sicurezza dei riders;
Sicurezza del pubblico;
Spettacolarità e “tv friendly”;
UCI ha una figura che si preoccupa di valutare la qualità dei percorsi realizzati e di dare il nullaosta alla manifestazione. Nel nostro caso abbiamo avuto una fase di coaching i primi anni più marcata, adesso invece abbiamo piuttosto carta bianca nel dare sfogo alle nostre idee e questo mi da tanta soddisfazione.
Dal progetto alla realizzazione, qual è il primo step esecutivo?
La prima cosa da fare sicuramente è il course taping, quindi definire con del nastro la linea del tracciato e poi procedere con i lavori. In questa fase è molto importante non farsi prendere dall’impeto di volere fare in fretta ma è indispensabile fare scelte studiate e ponderarle bene.
L’esperienza poi ci insegna che le incognite che troviamo nella realizzazione rispetto alle idee progettuali possono essere diverse, per questo motivo il trailbuilder deve essere sempre presente in tutte le fasi della lavorazione e gestire situazioni non previste. Successivamente si procede con la pulizia del corridoio di lavorazione e con gli altri lavori previsti.
Quali sono i materiali utilizzati per shaping e riempimento?
A me piace dividere queste lavorazioni in due: interventi a mano (natural) e interventi con mezzi (build). Il nostro percorso ad esempio è stato suddiviso in 3 sezioni: natural, regular e costruito (build). Per il natural si effettuano interventi di sistemazione a mano, trail shaping, rock armoring con badile, piccone, macleod invece per il costruito utilizziamo scavotore o ragno con benna orientabile e dove necessario andiamo ad apportare materiale misto terra e frantumato da cava nella miscela perfetta per avere il giusto grip e drenaggio del fondo. Molto utile la motocarriola autocaricante per spostare materiale e battere il fondo.
NaturalBuild
Quando un percorso diventa definitivo e idoneo per una coppa del mondo?
Sicuramente dopo averci lavorato parecchio e averlo provato e riprovato in sella alla bike, è solo “girandoci” poi in bici che si notano i particolari e gli ultimi interventi che fanno la differenza. In Val di Sole l’idoneità viene data successivamente alla track walk con il delegato tecnico UCI che ha l‘ultima parola sul lavoro fatto.
Quanto è cambiata nel tempo la progettazione? Quali sono le richieste attuali e differenti rispetto al passato?
Come tutte le cose anche lo sviluppo di percorsi XCO è in continua evoluzione, si tratta di un connubio tra l’evoluzione delle biciclette e la conseguente evoluzione dei percorsi xco, ognuna di queste due parti mette la sua parte e di conseguenza ci si spinge verso il futuro dello sport di questa disciplina. C’è tanta sete di show: più portiamo i percorsi verso la gente più il pubblico si appassiona, dobbiamo cercare di dare visibilità a questa stupenda disciplina e per farlo dobbiamo cercare di rendere il più possibile visibili e accessibili al pubblico i nostri percorsi.
Quale sarà il futuro di questo processo?
Io penso che ogni percorso deve riuscire ad esprimersi per quello che può offrire, nel mio immaginario ogni località dovrebbe riuscire a differenziarsi e a mettere in evidenza la propria identità e DNA che non è replicabile e ripetibile da altre parti. Il vero futuro di questo processo è delineato dalla creatività dei singoli organizzatori, in questo momento lo standard viene definito dalle competenze acquisite sul campo da tutti noi e il futuro lo stiamo scrivendo stagione per stagione andando a migliorare e a implementare i nostri amati percorsi.
Il Giro d’Italia arriva in Trentino con due emozionanti tappe!
È iniziata lo scorso 6 maggio a Budapest la più famosa corsa a tappe maschile di ciclismo su strada nel panorama italiano, che terminerà domenica 29 maggio con la cronometro di Verona. E come sempre, anche quest’anno il Giro d’Italia non si dimentica di passare per il Trentino.
Nelle 21 tappe in programma, verranno percorsi un totale di 3446km, con una media giornaliera di 164km e circa 50mila metri di dislivello complessivi.
Il Giro d’Italia sbarca in Trentino…
Le località del Trentino sono pronte ad ospitare il Giro d’Italia nelle giornate del 25 e del 26 maggio con due tappe inedite. Un’occasione unica di ammirare e condividere le bellezze della nostra Regione!
La tappa numero 17 del Giro d’Italia, inizia a Ponte di Legno, in provincia di Brescia.
Dopo un primo strappo fino al Passo del Tonale, una partenza soft per i corridori che affrontano subito 70km in discesa percorrendo la Val di Sole e la Val di Non, fino alla piana della Rotaliana.
Qui incominciano le difficoltà con la prima salita della giornata per raggiungere la frazione di Palù di Giovo. Si prosegue poi con un’altra importante scalata per il Passo del Vetriolo con un dislivello di quasi 1000m.
Ma le difficoltà della giornata non sono ancora finite per i corridori: devono affrontare il Passo del Menador, detto anche Kaiserjägerweg. Una strada costruita per scopi bellici, impervia e con pendenze medie del 9.9%, ma che raggiunge una punta anche del 15%. Questo tratto di 8km ricco di tornanti sarà fondamentale per decidere le sorti della gara.
La tappa si conclude a Lavarone, dopo 168km e un dislivello complessivo di 3730m.
La Diciottesima Tappa parte dal comune di Borgo Valsugana con un percorso più lineare.
Il tracciato di questa giornata è più agevole perché passa prevalentemente su strade larghe e rettilinee. Un’ottima occasione per i velocisti del Giro che dovranno però prestare molta attenzione alla presenza di attraversamenti cittadini, rotatorie e spartitraffico, soprattutto in previsione di un arrivo di gruppo.
Le uniche difficoltà presenti sono le Scale di Primolano e il Muro di Ca’ del Poggio che richiedono maggiore impegno e sforzo ai corridori.
Dopo 152km e un dislivello di 1150m, i corridori arriveranno dunque a Treviso.
Tappa 18 – Profilo altimetrico
Non ci resta altro che seguire l’evento per sapere chi indosserà la famosissima Maglia Rosa in Trentino!
La bicicletta fa ormai parte della nostra quotidianità. Siamo abituati ad ammirarla ed utilizzarla in vari contesti e occasioni, ad esempio per andare a lavoro, nella pratica del ciclismo o per delle semplici scampagnate. Nel corso degli anni, però, qualcuno è andato oltre questa tradizionale visione trovando nella bicicletta una vera e propria ispirazione, tanto da renderla protagonista di opere ed installazioni d’arte.
La bicicletta come protagonista di opere ed installazioni artistiche
L’idea di fondo che viene raffigurata e condivisa è il movimento. Chi ammira queste tele si trova immerso e coinvolto nel moto che viene creato. In alcuni casi, però, forte rilievo lo assume la condivisione di messaggi e contenuti più profondi.
Come nell’opera “Le chaîne Simpson” della Toulouse Lautrec. Questa campagna pubblicitaria, che puntava alla sponsorizzazione di una catena di biciclette, condivide il concetto della parità di genere. Infatti sul tandem troviamo Lisette Marton, campionessa europea di ciclismo che indossa abiti considerati all’epoca solo maschili.
La bicicletta: un ottimo punto di partenza per i futuristi
Il tema della bicicletta, del ciclista e del loro legame, fu molto amato e apprezzato dai futuristi. Diedero vita a delle rappresentazioni più attive ed incisive, con linee e colori che si intersecano tra loro per condividere dinamismo e movimento.
Umberto Boccioni con l’opera “Dinamismo di un ciclista” seppe rappresentare la trasformazione che il ciclista e la bicicletta subiscono durante il loro percorso. Un’espressione dello spostamento del corpo, della velocità e della forza.
Anche Gerardo Dottori diede spazio ad una rappresentazione simile dove il paesaggio circostante si integra con la figura del ciclista e della bicicletta. L’opera diventa dunque agli occhi dell’osservatore un’unica cosa.
Infine non possiamo non nominare Fortunato Depero con “Ciclista attraverso la città” che rappresenta la bicicletta come una macchina da guerra, per citare le parole dello stesso autore.
Anche lo sforzo e la fatica sono elementi presenti in queste raffigurazioni, associati sempre al tema del movimento. Mario Sironi infatti riprodusse in modo ottimale l’impegno di un corridore alle prese con una salita.
Bicicletta nell’arte: non solo opere pittoriche, ma anche istallazioni di Street Art
Andando a vedere le rappresentazioni più moderne che diedero una nuova vita alla bicicletta, incontriamo “Riding bikes” di Robert Rauschenberg. Un’opera innovativa e moderna. Una scultura che raffigura due biciclette in posizione verticale una accanto all’altra dove dei sottili neon vanno ad evidenziare le forme e caratteristiche del mezzo. La scultura si trova a Berlino posizionata in una piccola vasca di acqua che crea degli interessanti specchi di luce.
Ernst Zacharevic invece condivide una nuova essenza e concezione della bicicletta nell’arte in “Bambini in bicicletta”. Questa accattivante e intrigante installazione con una scena di vita quotidiana che si trova in Malaysia, attira l’attenzione e invoglia l’osservatore a fermarsi e scattare un’originale foto.
La più recente delle rappresentazioni, che vede protagonista il mezzo a due ruote, è il lavoro di Banksy: “Ballando con la ruota di bici”. L’opera rappresenta una bicicletta legata ad un palo alla quale manca la ruota posteriore, che troviamo rappresentata come hula hoop assieme alla bambina sul muro retrostante. Quest’opera presente a Nottingham, in Inghilterra, è stata portata a termine durante la pandemia. Si pensa rappresenti un simbolo di vicinanza dell’autore nei confronti della città che stava vivendo una pesante situazione con il numero di contagi.
Le opere sopracitate sono dunque alcuni dei molteplici esempi di rappresentazioni che vedono la bicicletta protagonista di opere ed installazioni. Hanno permesso di apprezzare maggiormente i caratteri peculiari osservandola però da un’altra prospettiva.
Scopri con noi le le biciclette più innovative presenti sul mercato: si distinguono per sostenibilità sia dal punto di vista del materiale utilizzato che per quanto riguarda la mobilità.
La bicicletta, un mezzo ecologico?
Al giorno d’oggi, la bicicletta si può definire come il mezzo ecologico per eccellenza per quanto riguarda la mobilità, ma per quanto riguarda la sua produzione? Molto spesso vengono infatti sottovalutati i processi di lavorazione per la realizzazione di questi mezzi. Il metallo, l’alluminio, il carbonio e tanti altri materiali che si utilizzano per la costruzione delle biciclette stanno diventando sempre più costosi e richiedono un certo tipo di estrazione e lavorazione ben preciso. Il lavoro è quindi impegnativo, non immediato e soprattutto non del tutto sostenibile come invece si tenderebbe a pensare.
Biciclette innovative e sostenibili
Negli ultimi anni diversi designer di fama mondiale si sono sbizzarriti ideando prodotti innovativi, diversi da quelli tradizionali con un obiettivo ben preciso: creare un prodotto con un basso impatto ambientale.
Di seguito un piccolo elenco, con una breve descrizione di alcuni dei progetti portati avanti.
ASTAN BIKE
Non molto tempo fa, Guilherme Pella e Nicolas Rutzen, due designer brasiliani amanti della bicicletta, hanno avuto un’idea geniale. In seguito a studi dettagliati e approfonditi hanno deciso di creare un prototipo diverso dal solito, ma sostenibile al 100% con costruzione artigianale. Stiamo parlando della cosiddetta Astan Bike: la bicicletta vegetale realizzata con fibre naturali e incollata con resina vegetale. Il telaio di questa bici è super leggero (4,5 kg) ed è composto da un traliccio brevettato. Inoltre dispone di freni a disco, un sistema frenante a pedale e un cambio a sette rapporti. Il peso totale non supera i 12 kg. La bellezza non è la miglior caratteristica dell’Astan Bike ma ciò che conta è la sostenibilità del progetto!
REEVO HUBLESS BIKE
È stata progettata da un team americano e ha riscosso un grande successo sul mercato. Si tratta di una bicicletta a dir poco tecnologica ed innovativa senza raggi ed elettrica allo stesso tempo. Dotata di luci led integrate nei cerchi, di impronta digitale per l’avviamento e di sistema gps per l’antifurto. Il suo peso totale si aggira attorno ai 25 kg
AIR PURIFIER BIKE
SilawatVirakul, TorsakulKosaikul e SuvarojPoosrivongvanid hanno ideato AirPurifierBike. La bicicletta elettrica che purifica l’aria mentre viene utilizzata: genera ossigeno durante il movimento dei pedali. Il progetto nato nel 2014 esiste ancora solo su carta, anche se il team tailandese vorrebbe realizzare dei prototipi di questa bici nella speranza di vedere il prodotto sul mercato.
GREENCYCLE
L’idea dello studente PaulusMaringka, è nata dall’unione di bambù e materiali interamente riciclati. La bici è composta da pochissimi pezzi e la caratteristica migliore che offre è la facilità di riparazione. Questo modello è nato per conquistare la mobilità nei Paesi più poveri.
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