La bicicletta come mezzo per contrastare i cambiamenti climatici

I cambiamenti climatici sono un tema sempre più sentito dall’opinione pubblica negli ultimi anni e sono una delle priorità dell’agenda internazionale. 

La sensibilità al tema però non basta, la chiave è attuare delle misure per raggiungere obiettivi concreti. È proprio in questa direzione che le istituzioni si stanno muovendo già da vari anni. 

La lotta contro i cambiamenti climatici è una sfida centrale anche per lo sviluppo sostenibile e infatti rientra nell’Agenda 2030: un programma d’azione che ingloba 17 obiettivi interconnessi di sviluppo sostenibile sottoscritti nel 2015 dai Paesi membri dell’ONU che si sono impegnati a raggiungerli entro il 2030 per un futuro migliore e sostenibile per tutti. 

Agenda 2030: lotta contro il cambiamento climatico tra gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile

Cos’è il cambiamento climatico? 

Secondo l’UNFCCC (Convenzione Quadro sul Cambiamento Climatico delle Nazioni Unite) per cambiamento climatico s’intende

“il cambiamento del clima che sia attribuibile direttamente o indirettamente a un’attività umana che alteri la composizione dell’atmosfera globale e che si aggiunga alla naturale variabilità climatica osservata in periodi di tempo comparabili”.

Vediamo ora brevemente cause e conseguenze dei cambiamenti climatici per capire l’importanza di questa tematica.

Le cause e le conseguenze

Cause

Le cause dei cambiamenti climatici sono molteplici, ma le potremmo raggruppare in due grandi gruppi:
attività dell’uomo 
processi naturali

Sulla naturale variabilità climatica l’uomo non può intervenire in alcun modo. Pertanto, il focus ricade sulle attività umane: in particolare, quelle che aggiungono grandi quantità di gas serra a quelli naturalmente presenti nell’atmosfera, determinando un aumento dell’effetto serra e del riscaldamento globale. 

Il principale motore del cambiamento climatico è l’effetto serra, prodotto dai gas serra: alcuni gas rilasciati nell’atmosfera che influiscono sul clima perchè catturano il calore del sole impedendogli di ritornare nello spazio, aumentando così il riscaldamento globale. 

Molti di questi gas sono presenti in natura, ma alcune attività umane stanno innalzando le concentrazioni di alcuni di essi in atmosfera. 

In particolare, la concentrazione nell’atmosfera di CO2 prodotta dalle attività umane, entro il 2020 era salita al 48% al di sopra del suo livello preindustriale. Ci sono poi altri gas che l’attività umana produce ma in quantità minore, come ad esempio il metano.

Cause naturali, come ad esempio cambiamenti nella radiazione solare o attività vulcanica, si stima invece che abbiano contribuito al riscaldamento globale circa di 0,1°C tra il 1890 e il 2010. 

Conseguenze

Le conseguenze del climate change e dell’aumento del riscaldamento globale colpiscono qualsiasi parte del mondo, ma in modi diversi. I Paesi in via di sviluppo sono i più colpiti perchè la popolazione dipende spesso dall’habitat naturale e ha poche risorse per far fronte ai cambiamenti climatici.  

  • Le calotte polari e i ghiacciai si stanno sciogliendo e il livello del mare si sta innalzando
  • In alcune regioni le precipitazioni stanno diventando sempre più frequenti causando eventi meteorologici estremi come alluvioni e inondazioni 
  • Altre invece sono caratterizzate da grandi ondate di calore, incendi e periodi di siccità estrema che riducono la disponibilità di risorse idriche
  • È aumentato il numero di decessi legati al caldo in alcune regioni o al freddo in altre
  • I danni alle abitazioni e alle infrastrutture impongono costi ingenti alla società e all’economia
  • Molte specie animali e vegetali sono a rischio estinzione se le temperature medie globali aumenteranno senza controllo. 

In particolare, uno tra gli eventi meteorologici estremi, segnalati dall’Ispra, che ha interessato l’Italia è la tempesta “Vaia” che si è abbattuta sul nord-est italiano tra il 27 e il 30 ottobre del 2018: precipitazioni e raffiche di vento di intensità eccezionale hanno causato gravi danni alle foreste dell’arco alpino.

Accordi e misure per contrastare i cambiamenti climatici  

Numerosi sono gli accordi e le misure adottati dagli Stati che si sono susseguiti nel corso degli anni per combattere i cambiamenti climatici ed evitare conseguenze disastrose. 
Tra queste ne vediamo solo alcune.

UNFCCC

La Convenzione Quadro sul Cambiamento Climatico delle Nazioni Unite (UNFCCC) è la prima risposta globale alla sfida dei cambiamenti climatici ed è stata sottoscritta a New York nel 1992 ed entrata in vigore nel 1994.
E’ una convenzione che l’ONU ha adottato durante la Conferenza sull’ambiente e sullo sviluppo (UNCED) di Rio de Janeiro del 1992.

L’obiettivo è quello di stabilizzare la concentrazione di gas a effetto serra in atmosfera in modo da evitare cambiamenti climatici dovuti in modo diretto o indiretto a interventi umani. 

Protocollo di Kyoto

Il principale strumento di attuazione di UNFCCC è il Protocollo di Kyoto, approvato nel 1997 ed entrato in vigore nel 2005.

Il trattato internazionale ha l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas a effetto serra, che la comunità scientifica ha individuato come le maggiori responsabili dell’aumento della temperatura della Terra, almeno del 5,2% rispetto ai livelli del 1990.

Gli USA risultano tra i Paesi non aderenti: il presidente Bill Clinton, durante gli ultimi mesi del suo mandato aveva sottoscritto l’accordo, però poi George W. Bush ritirò l’adesione. Un peccato, visto che gli Stati Uniti sono tra i principali responsabili delle emissioni di diossido di carbonio. 

Il Protocollo di Kyoto è stato ratificato sia dall’UE che dai suoi Stati membri. L’Italia lo ha ratificato nel 2002, impegnandosi a diminuire, nel periodo 2008-2012, le proprie emissioni del 6,5% rispetto ai livelli del 1990. Tutti i paesi dell’’UE hanno raggiunto l’obiettivo stabilito per il periodo 2008-2012. Nonostante gli obiettivi raggiunti, la strada da percorrere per combattere i cambiamenti climatici in atto è ancora lunga.

Accordo di Parigi

È importante ricordare anche lo storico Accordo di Parigi, trattato internazionale giuridicamente vincolante sui cambiamenti climatici, che è stato sottoscritto da 196 Paesi nel 2015 ed entrato in vigore nel 2016.

L’obiettivo di questo accordo è quello di mantenere l’aumento delle temperature al di sotto dei 2°C entro il 2050 e compiere ogni sforzo per portarlo a 1,5°C. 

Il ruolo della bicicletta nella lotta ai cambiamenti climatici

…ma in tutto ciò, che ruolo può avere la bicicletta? Sinonimo di mobilità sostenibile e benessere fisico, la bici è un mezzo di trasporto rispettoso dell’ambiente. 

Il settore dei trasporti è tra i principali responsabili delle emissioni gassose che incidono negativamente sul clima, oltre ad essere il settore in cui abbiamo un margine di intervento personale maggiore.
Per questo motivo, è necessario un radicale cambiamento sia nei comportamenti individuali che nelle politiche degli Stati. 

L’utilizzo regolare della bicicletta comporta effetti locali positivi

Se una persona usa regolarmente la bici al posto dell’auto produrrà in media 3,2 kg di CO2 in meno ogni giorno. Questo è quanto emerge da una ricerca di Oxford, capitanata dal professore Christian Brand, condotta tra il 2014 e il 2016 in 7 città europee.
Brand afferma che “le emissioni derivanti dall’andare in bici possono essere oltre 30 volte inferiori per ogni viaggio rispetto a quelle derivanti dal guidare un’auto a combustibili fossili e 10 volte inferiori in confronto a quelle provocate dalla guida di un’auto elettrica”. 

Spostamenti casa-scuola e casa-lavoro in auto, ai quali si aggiungono quelli nel tempo libero, spesso si estendono su distanze di pochi chilometri che potrebbero essere percorse facilmente in bicicletta.
Non inquina, non fa rumore, non dipende da fonti energetiche e non ne spreca.. questi sono solo alcuni degli innumerevoli vantaggi che offre un mezzo di trasporto semplice ed economico come la bicicletta. 

“La soluzione non è cambiare tipo di motore, ma cambiare tipo di mobilità”

Alessandro Tursi, presidente di FIAB

Purtroppo le infrastrutture non sempre adeguate e l’abitudine di utilizzare l’auto o i trasporti pubblici frenano la mobilità ciclistica, ma migliorando questi due punti e soprattutto educando alla mobilità sostenibile, le città potrebbero contribuire maggiormente alla transizione ecologica.  

I cambiamenti climatici potrebbero compromettere il nostro futuro e quello delle generazioni a venire: il clima sta cambiando velocemente ed è quindi necessario cambiare la rotta per prevenire conseguenze irreversibili.
Per farlo, potremmo iniziare proprio dalla bicicletta, migliorando i nostri stili di vita e la salute delle nostre città.
Cambiamenti individuali, però, è importante che siano sostenuti da politiche e interventi pubblici affinché possano essere messi in pratica in maniera efficace.


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