Comunicazione efficace

La comunicazione tende ad essere sempre data per scontata. Quando comunichiamo diamo sempre per scontato che l’altro ci capisca, ma se non fosse effettivamente così? Se la comunicazione efficace, quella che fa arrivare le cose in maniera chiara, dipende in realtà da diversi fattori interni ed esterni e non è quindi un dato di fatto?

Comunicazione, che cos’è?

Prima di tutto è opportuno definire che cosa esattamente vuol dire comunicare. Ironicamente, la comunicazione sta alla base della vita di tutti i giorni ma se dovessero chiederci una definizione precisa, la maggior parte di noi non sarebbe in grado di fornirla. 

La comunicazione è un concetto molto vasto, che può assumere varie forme (verbale, non verbale, paraverbale etc.). Non c’è una definizione più corretta dell’altra, ma è comunque utile delinearne le linee guida. 

L’enciclopedia Treccani fornisce la seguente definizione di comunicazione: 

“Ogni processo consistente nello scambio di messaggi, attraverso un canale e secondo un codice, tra un sistema (animale, uomo, macchina ecc.) e un altro della stessa natura o di natura diversa.”

Interessante è anche l’etimologia di “comunicazione”, che deriva dal latino ”communis” che vuol dire “rendere comune”. La comunicazione è un processo che durante la nostra vita non possiamo evitare, nemmeno se lo vogliamo. Come recita il primo assioma della comunicazione di Paul Watzlawick: “Non si può non comunicare”. Questo perché anche il silenzio, ha un valore comunicativo notevole. 

Comunicazione efficace

La comunicazione è un processo che ha subito variazioni nel corso dei secoli, che si è evoluta dalla carta al digitale. Saper comunicare è una skill spesso trascurata, ma molto utile sia per i singoli individui nella vita quotidiana, che per aziende appartenenti a qualsiasi settore. Saper comunicare può fare la differenza tra il far arrivare il proprio messaggio, chiaro e senza inceppi al destinatario, oppure confrontarsi con barriere – di linguaggio e non – che impediscono una comunicazione efficace e di conseguenza portano al fallimento.

Ma che cosa vuol dire esattamente comunicare in modo efficace? 

La comunicazione è efficace quando l’interlocutore è in grado di esprimersi in ogni situazione, in qualsiasi contesto comunicativo in modo chiaro e coerente alla comprensione del destinatario.Chi comunica deve sempre chiedersi:

  1. Che cosa sto cercando di comunicare? (Circoscrivere e definire in modo chiaro l’argomento). 
  2. Perché sto cercando di comunicarlo? (Lo scopo dell’avvio del processo comunicativo) 
  3. A chi sto cercando di comunicarlo? (Target audience)

Definire in modo dettagliato da chi è composta la nostra l’audience è uno dei passaggi fondamentali per una comunicazione efficace.  In base all’audience, il messaggio e di conseguenza il linguaggio di questo, può essere adattato e modellato a seconda del canale scelto e del Tone of Voice considerato più opportuno. 

Sembra banale, vero? Eppure non lo è affatto. Per capire meglio, facciamo un esempio.

Study Case:

Situazione: Marco vuole comprare una bici, e si rivolge a un’azienda X (1) e a un’azienda Y (2) per aiutarlo nella scelta. 

Esito 1: L’azienda X a cui si è rivolto Marco inizialmente, di fronte alla richiesta di questo di volere una bici che si adatti alle sue esigenze, elenca tutte le bici che ha in stock, definendo per filo e per segno le caratteristiche tecniche di ognuna in gergo del settore. 

Marco annuisce ma rimane confuso.

Esito 2: L’azienda Y invece, riconosce Marco come persona non del settore, ma singolo individuo che ha necessità di una bici adatta a lui. Ascolta bene le richieste e le esigenze di Marco, proponendogli determinati modelli e spiegando perché questi modelli fanno al caso di Marco meglio di altri.

Marco, annuisce per niente confuso questa volta.

Dati questi due possibili outcome, secondo voi, da chi andrà Marco a comprare la propria bici?

Leggi anche:  https://www.dolomeet.com/blog/il-ruolo-della-comunicazione-nel-settore-turistico

Il ruolo della comunicazione nel settore turistico

«Comunico ergo sum. Letto al contrario si può interpretare con: se non comunico, non sono. E il turismo ha diritto ad ‘essere’ uno degli attori principali della ripresa di questo Paese. Ma deve saperlo comunicare». 

Sono queste le parole di apertura del ministro Massimo Garavaglia in occasione della presentazione dell’indagine “Comunicazione, Media e Turismo” condotta dall’UniversitàCattolica e Publitalia ’80

La crisi è costata al settore turistico, che rappresentava prima della pandemia il 13% del PIL nazionale (233 miliardi di euro), circa 28 miliardi di euro. Il comparto turistico è quindi un caposaldo per la ripartenza dell’economia italiana, ma il Green Pass non basta, bisogna comunicare a tutti i turisti che in Italia si può viaggiare in sicurezza e senza restrizioni.

Gli investimenti in comunicazione nel settore turistico

Secondo la ricerca “Comunicazione, Media e Turismo” condotta su un panel rappresentativo di circa 300 milioni di europei, per il 70% di essi l’Italia è la destinazione turistica preferita
Ma il dato più interessante dell’indagine è che media e comunicazione contribuiscono per oltre il 70% nello sviluppo e nel mantenimento della notorietà e attrattività delle destinazioni turistiche. Tuttavia, attualmente il comparto turistico è uno dei settori che meno investe in comunicazione: lo 0,07% contro lo 0,5% di media dei comparti. Difatti, circa il 50% degli italiani conosce le regioni solo di nome e ignora l’esistenza di siti di interesse storico-culturali del luogo.  La percentuale si abbassa se si prendono in considerazione gli operatori turistici che investono all’estero: fra lo 0,03% e lo 0,05% in spesa di comunicazione.

Quali sono i migliori canali di comunicazione?

Ormai il mondo è visual e anche il turismo è stato travolto da questo trend sempre più in crescita. Nel turismo, le immagini e i video rivestono un ruolo di primaria importanza per pubblicizzare un luogo. Alcune destinazioni oltreoceano hanno già percepito l’enorme potenzialità del visual e dei social come Instagram e lo sfruttano non solo per distribuire immagini del proprio territorio, ma anche per fornire consigli utili, informazioni per l’organizzazione del viaggio e possibilità di fare delle domande.

Attenzione però a non sottovalutare l’enorme importanza dei tradizionali canali di comunicazione!

La tv, il cinema, la stampa e la radio hanno contribuito per anni ad incentivare il turismo nelle regioni italiane.

La prima grande iniziativa arriva dall’Agenzia Nazionale del Turismo che ha dato vita alla “Visit Italy Web Radio“, la prima radio internazionale per la promozione e il rilancio del turismo italiano.
Il programma prevede la diffusione giornaliera di notiziari turistici multilingua in 23 paesi del mondo. Si tratterà di travel talk show, rubriche su viaggi, lettura e tanta musica italiana. Sarà ascoltabile attraverso il player sul sito ufficiale dell’Italia (Italia.it), sul sito di Enit, e su tutte le piattaforme online.

Anche il colosso Mediaset ha deciso di impegnarsi nel lancio di una campagna sociale «Mediaset ha a cuore il futuro – per il turismo in italia». Da giugno andrà in onda il “Viaggio nella Grande Bellezza”, un programma televisivo trasmesso su canale 5 che promuoverà alcune delle più belle destinazioni italiane.

Ma i ricercatori che hanno condotto l’indagine sottolineano che per ottenere dei risultati serve un approccio comunicativo a 360°, nel quale media tradizionali e media digitali siano in grado di operare sinergicamente.


Ti è piaciuto il nostro articolo? Leggi anche L’identità competitiva: il branding di nazioni, città e regioni

L’importanza del colore nel design

Prima ancora della forma, nel design il colore è l’elemento capace di inviare un messaggio dotato di significato, stimolando la mente umana è in grado di determinare stato d’animo e scelte.

La teoria del colore

I colori che vediamo sono il risultato di un fenomeno fisico. Un fascio di luce che colpisce una superficie trasparente si scompone in sette colori: rosso, magenta, arancio, giallo, verde, blu, indaco e violetto.

Questi colori base combinati fra loro danno origine a tutte le tonalità di colore esistenti e utilizzabili nel graphic design. Fra questi troviamo i 3 colori primari: giallo, rosso e blu non ottenibili dalla mescolanza di altri colori, ma grazie ai quali possiamo ottenere tutti i colori.

I codici colore

I codici colore sono metodi universali espressi in chiave numerica o alfanumerica. Anche definiti modelli colore, indicano i diversi processi con cui i colori sono generati e definiscono e ne definiscono la modalità di utilizzo. Ad esempio il metodo colore utilizzato dagli schermi dei nostri computer è l’RGB, un metodo additivo nel quale ciò che vediamo è il risultato della somma luminosa dei colori di partenza. La gamma RGB ha una quantità maggiore di colori rispetto al metodo CMYK.

Quest’ultimo, anche detto quadricromia è utilizzato dalle stampanti ed è lo standard richiesto nella stampa tipografica. Esistono molti altri codici colore. Fra i più famosi il Pantone, un sistema molto dettagliato che garantisce di identificare con precisione un dato colore, scegliendolo dalla mazzetta.

I signori dei colori

Il colore rosso è associato al fuoco, alla passione e all’amore, ma anche al pericolo o ad un allarme. Per questo viene spesso utilizzato per dare maggiore visibilità a messaggi e promozioni.
L’arancio è un colore vivace, contiene la forza del rosso e la vitalità del giallo, nel campo della comunicazione viene usato per indurre l’utente ad un azione e dare risalto ai contenuti.
Il giallo, associato al sole, è il colore della gioia e della felicità. È un colore amato dai giovani e spesso associato ad immagini infantili, ma anche per la segnaletica che cattura l’attenzione.
Pensando al colore verde è impossibile non collegarlo alla natura, infatti è spesso ricondotto al riciclo e all’ecosostenibilità, ma anche al mondo dell’associazionismo e al food. Noi di Dolomeet lo abbiamo scelto per la pagina web #Dolomeetforclimate per raccontare la nostra attenzione verso l’ambiente.

L’azzurro, il colore del cielo e del mare, rappresenta fiducia e come il verde fa pensare alla natura. Può comunicare tecnologia ma anche creatività e saggezza. L’azzurro è il principale colore del design e del brand Dolomeet. Non solo il logo ma anche i nostri prodotti tra cui Evolve, Momoski, Zeus e Bike stories hanno come colore principale l’azzurro in diverse tonalità. Tante sfumature di azzurro che raccontano aspetti unici e caratteristici dei prodotti Dolomeet.
Infine associato ad eleganza e raffinatezza il nero, è un colore autorevole che evoca emozioni forti e a seconda degli abbinamenti è in grado di veicolare messaggi molti diversi.


Ma le regole sono fatte anche per essere infrante. Sono molti i casi in cui una scelta fuori dagli schemi ha determinato il successo di un brand rendendolo immediatamente riconoscibile. È il caso di Milka, il marchio di cioccolato svizzero che ha osato, utilizzando il colore viola, solitamente associato a spiritualità e sovranità e non di certo al cioccolato. Questa scelta controcorrente ha contribuito al successo del prodotto, rendendolo unico e donando al marchio un carattere creativo.

Come dire di no ed essere ancora più apprezzati

Come dire di no ed essere ancora più apprezzati è una interessante pubblicazione che ho comperato più di dieci anni fa, perso in un ordine IBS di quelli che mettono al sicuro le letture dell’intera stagione estiva.

Edito da Sperling & Kupfer, questo libro argomenta il perché la parolina magica “no” è la risposta che dobbiamo imparare a pronunciare un po’ più spesso e nel farlo fornisce alcune tecniche pragmatiche ed utili unite alla relativa tattica per metterle in pratica.

Come dire di no ed essere ancora più apprezzati. G. D’Alessio

C’è da dire che per le prime 100 pagine lo sforzo empatico dell’autrice si concentra più sul dare consigli pratici ad una fascia di lettori forse poco sicura di sé, lavorando su autostima e consigli pratici per vincere gli effetti collaterali che il no comporta o che, quantomeno, si presume comporti.

Uno sforzo sicuramente molto positivo, che però fa un po’ scendere l’interesse sulla pubblicazione.

Se riuscirete invece a resistere fino al capitolo quattro sarà tutto in discesa.

Con il Capitolo 4 si entra nel vivo…

Arrivati a pagina 100 la scoperta.

Il volume cambia completamente marcia come sospinto da uno sprint fino a quel punto nascosto e diventa una piccola e graditissima bibbia intrisa di consigli utili, frasi ad effetto ed esercizi per un analisi dei propri comportamenti.

Mi hanno colpito alcuni suggerimenti utili quale l’impostazione di scudi difensivi per tutelare sé stessi da intrusioni e violazioni degli altri, scudi che il libro sprona ad individuare e monitorare così come la definizione dei propri standard ovvero modelli comportamentali che ci impegniamo ad assumere nei confronti degli altri e di noi stessi come ad esempio essere onesti, pagare i debiti, essere comprensivi con i figli. 

In una quarantina di pagine, le ultime, l’autrice sfodera una raffica di consigli divertenti e stimolanti, valutando da più angolazioni gli effetti del “no deciso” e le tattiche per mantenere il punto fisso nonostante, chiaramente, l’interlocutore insista nell’opera di convincimento.

Dulcis in fundo il regalo inaspettato: dieci regole che l’autrice propone per condurre negoziazioni efficaci.

Ma quali sono le dieci regole per condurre negoziazioni efficaci?

Innanzitutto prima di prepararci ad una negoziazione dobbiamo predisporci mentalmente nel modo più corretto possibile e successivamente definire delle linee guida che condurranno il negoziato. 

  1. Capire cosa vogliamo ottenere: è inutile ingaggiare un confronto quando l’obiettivo non è chiaro.
  2. Trattare gli altri con il massimo rispetto: rimanere gentili, chiari e fermi ma soprattutto concentrarsi sui fatti e non sulle opinioni.
  3. Riconoscere le motivazioni e i sentimenti dell’interlocutore: più vengono condivise le ragioni per le quali esiste un certo atteggiamento e migliori saranno le possibilità di raggiungere un risultato positivo.
  4. Dimenticarsi il proprio ego: la negoziazione non deve soddisfare il nostro ego, dobbiamo essere pronti ad ascoltare l’altro senza progiudizi e preconcetti.
  5. Fare le cose con calma: scegliere il momento giusto ed avviare una negoziazione solo quando se ne ha il tempo e la dovuta tranquillità.
  6. Fare un elenco di ciò che non va sottolineando fatti reali e concreti.
  7. Usare il linguaggio giusto: mantenere aperto il dialogo imposando un inizio positivo.
  8. Anticipare le reazioni per essere pronti a fronteggiarle.
  9. Gestire la conversazione arrivando subito al punto e trattare il tema che risponde alle nostre aspettative.
  10. Chiudere la negoziazione in modo efficace attivando un feedback per essere chiari che l’interlocutore abbia ben compreso quanto gli è stato chiesto di fare.

Queste dieci regole, che nel libro sono prevalentemente riferite alla gestione di un negoziato legato al rifiuto, al no espresso ed ai rischi che lo stesso comporta, possono benissimo essere considerate regole generali non soltanto per una negoziazione efficace ma quale approccio generale alla conversazione.

D’Alessio Giovanna, Come dire di no ed essere ancora più apprezzati. Sperling & Kupfer, 2003,153 pag.

Ti è piaciuto? Leggi anche:

A scuola di produttività con OZIO CREATIVO

Il club delle 5 del mattino di Robin Sharma

Fatti il letto!

L’importanza degli eventi nella promozione turistica

Esiste una forte relazione tra eventi e territorio: i loro effetti hanno ricadute in termini di flussi economici, turistici e sulle infrastrutture. 

Nell’articolo seguente si dimostrerà l’importanza degli eventi nella promozione turistica.

Un grande evento è: “Un evento importante, organizzato una o più volte, di durata limitata, il quale serve ad accrescere la consapevolezza, l’immagine e l’economia di una meta turistica a breve e/o lungo termine” – J.R. Brent Ritchie. 

Partendo dalla definizione di grande evento del professor Ritchie del 1984, si può dire quindi che un evento può essere definito tale se ha una valenza economica, sociale e culturale, i cui effetti si protraggono a lungo. Un evento, inoltre, coinvolge molteplici attori diversi tra loro. 

Gli eventi come attrazione turistica
Gli eventi sono un prodotto strategico per un territorio.

L’importanza degli eventi nella promozione turistica può avere diverse finalità.

In termini di marketing turistico, i principali benefici riguardano l’incremento di arrivi e partenze di visitatori nuovi ed abituali. Gli eventi favoriscono inoltre l’aumento della spesa turistica e contribuiscono a lanciare sul mercato una destinazione. L’offerta di eventi, associata alla manovra di altre leve del marketing, può produrre diversi effetti sui livelli di stagionalità della domanda. Tra questi, l’allungamento della stagione turistica, la creazione di una nuova stagione e la destagionalizzazione della domanda. Un evento aumenta l’occupazione alberghiera e promuove la città. Un grande evento, per essere tale, deve attirare migliaia di persone, che per la destinazione rappresentano dei potenziali futuri turisti. Durante gli eventi poi, si possono organizzare delle attività per condurre gli ospiti alla scoperta della destinazione e del territorio circostante. 

In termini di marketing territoriale, si può collegare all’organizzazione di un grande evento il miglioramento e la riconversione dell’immagine di una località. 

Più la destinazione è scelta come base per diversi eventi, più il suo valore aumenterà. 

CASE STUDY: VAL DI SOLE 

La Val di Sole è stata protagonista di eventi di livello internazionale, tra cui la Coppa del Mondo e i Campionati Mondiali di Mountain Bike e Trials. Dopo il grande successo dell’edizione 2018, la Val di Sole ospiterà il percorso triennale che condurrà ai Campionati del Mondo di Mountain Bike nel 2021. 

Da anni la Val di Sole è l’unica tappa italiana della Coppa del Mondo: per questo molti appassionati di MTB all’estero associano l’Italia alla valle. 

Eventi internazionali così importanti hanno un forte impatto sul territorio in termini economici e di valorizzazione, garantendo alla valle una pubblicità durante tutto l’anno. 

Nel 2019 la Val di Sole ha ospitato anche una tappa del Giro d’Italia. Il Giro è una vetrina di prestigio e anche questo ha contribuito ad accrescere la conoscenza di questa destinazione turistica.

CASE STUDY: CORTINA D’AMPEZZO

Nello scenario nazionale ed internazionale Cortina d’Ampezzo è sempre stata conosciuta come paradiso degli sport invernali. Questa popolarità è dovuta soprattutto al successo dei Giochi Olimpici Invernali del 1956. Inoltre, per molti anni è stata anche il palcoscenico della vita mondana e glamour, scelta come meta di vacanza da attori e persone famose.

Tutto questo ha avuto un impatto in termini di immagine sulla località e ha fatto sì che Cortina diventasse una meta conosciuta e desiderata. 

Nell’ultimo periodo, la destinazione ha acquisito importanza nelle scelte dei turisti stranieri, grazie anche all’effetto dei mondiali di sci che si svolgeranno nel 2021. 

In termini di marketing urbano, infine, un evento porta al miglioramento dei servizi pubblici, alla creazione di determinate infrastrutture e ad una rivitalizzazione urbana generale. Queste all’inizio possono considerarsi funzionali ad assicurare il successo di un evento, ma successivamente possono diventare fattori di miglioramento della qualità della vita nella località. 

L’importanza degli eventi nella promozione turistica dunque, riguarda l’economia di una località, il turismo, l’ambiente e le persone. Infatti, possono attrarre target ampi e diversi oltre a coinvolgere la comunità locale attraverso le attività organizzate, con la possibilità di rafforzare le tradizioni. 

CASE STUDY: LONDRA 2012 

Il progetto del Parco Olimpico di Londra era ambizioso non solo per i Giochi, ma soprattutto per la rigenerazione urbana.

Il Parco Olimpico è stato eretto nell’East End, l’area più povera e disagiata della capitale, con l’obiettivo di rivitalizzarla. Diecimila abitazioni sono state ricavate dal Villaggio Olimpico e l’intera zona è stata aperta al pubblico trasformata in parco urbano con centri commerciali e uffici. Il piano ha reso possibile l’aumento dei posti di lavoro per la popolazione locale.

CASE STUDY: RIO 2016 

In occasione dei Giochi Olimpici di Rio 2016, l’investimento totale è stato di 11 miliardi di dollari. Per ciascun real investito in impianti sportivi, altri 5 sono stati utilizzati in progetti per la città, rimanendo in eredità per i residenti e turisti. 

Gli investimenti sono stati fatti soprattutto in strutture aeroportuali, mobilità urbana, segnaletica per il turismo e preparazione del personale. Molte aree degradate sono state rilanciate attraverso progetti di recupero urbano portando non solo i mezzi del trasporto pubblico, ma anche opere di pregio culturale. In generale, si tratta del più grande progetto di riqualificazione di tutto il Paese. 

Sempre in termini di sostenibilità, i Giochi hanno visto un miglioramento delle infrastrutture della città. Ad esempio un’illuminazione più efficiente negli spazi pubblici e progetti di ristrutturazione, come la conversione dei luoghi delle Olimpiadi in scuole e strutture pubbliche. 

Tutto questo ha apportato benefici al popolo brasiliano nel medio e lungo periodo

Gli esempi riportati sopra di Rio e Londra dimostrano quanto un evento, soprattutto un grande evento, possa portare benefici al territorio in termini urbanistici. Questi vanno oltre il periodo di durata della manifestazione e hanno effetti positivi sia sulla popolazione locale che sui futuri turisti della località. 

Tutto il territorio ottiene benefici dall’organizzazione di un evento.

In conclusione si può dire che a beneficiare dell’organizzazione di un evento in una destinazione turistica non è solo l’operatore diretto, ma tutto il territorio. Si parla quindi di ristoranti e hotel per esempio, che, oltre a lavorare maggiormente, potranno cogliere l’occasione anche per migliorare le proprie infrastrutture. 

Oltre all’aspetto materiale, che è quello economico, è fondamentale, durante l’organizzazione di un evento, considerare l’aspetto immateriale. Si tratta della percezione che i partecipanti avranno della destinazione turistica. L’immagine complessiva della destinazione è fondamentale per essere scelta come meta futura dagli stessi e da consigliare ad altri. 

CASE STUDY: GIOCHI OLIMPICI DI BARCELLONA DEL 1992  

L’ultimo esempio a sostegno di quanto sia importante l’immagine complessiva di una destinazione dopo un grande evento, è il caso Barcellona.

Riconosciuta in tutto il mondo come una delle città più belle e sviluppate, Barcellona è stata da subito un esempio. Guadagnò infatti nel 1991 il premio per il miglior disegno urbano della Harvard University. Oggi si parla di “Modello Barcellona” per ricordare i Giochi del 1992 per evidenziare un esempio positivo e di successo. Attraverso l’attivazione di tutte le risorse territoriali disponibili, ha realizzato appunto una riqualificazione urbana con ritorni benefici per la città. 

I Giochi si sono rivelati una calamita per il turismo nazionale ed internazionale ed hanno accelerato il processo di miglioramento della città e dell’intera Spagna.

Il pensiero laterale: come produrre idee sempre nuove

“Quando il normale procedimento verticale non riesce a trovare la soluzione di un certo problema, o quando serve un’idea nuova, allora si dovrebbe usare il pensiero laterale.”

In un’agenzia creativa che si rispetti non può mancare l’applicazione dei principi di De Bono.

Dal metodo dei 6 cappelli al pensiero laterale, nel tempo queste tecniche si sono fatte strada brillando per innovazione e solidità della proposta.

Il pensiero laterale, volume edito da BUR, è un classico che da anni si è intrufolato nelle dinamiche di agenzie di comunicazione, studi di creatività e design ma anche nelle stesse stanze dei bottoni dove manager alla ricerca di nuovi metodi di approccio ai problemi hanno progressivamente iniziato a far uso dei principi di De Bono.

Il pensiero laterale: alcuni avvertimenti

Prima di leggere il libro permettetemi alcuni avvertimenti:

  • leggendo le recensioni degli utenti sui principali store on line troverete opinioni diametralmente opposte e discordanti. C’è chi ritiene questo libro tutta teoria e chi lo ritiene troppo basato su esempi e con poco filosofia;
  • non immaginatevi una lettura discorsiva, aspettatevi piuttosto un libro da leggere con calma ed al quale prestare la dovuta attenzione.

La mia personale opinione è che questo sia un libro da avere in libreria, ma pur rendendo il merito ai contenuti di indiscusso spessore ho apprezzato solo in parte la struttura.

Nonostante riporti molti esempi concreti l’autore non porta mai il lettore a seguire un metodo specifico, le classiche “10 regole” tipiche dei libri di management e che personalmente apprezzo. Diluisce invece i suoi principi lungo tutte le 150 pagine lasciando al lettore l’onere e l’onore della sintesi.

De Bono comunque enuncia le sue teorie con chiarezza e convinzione tanto che le stesse si fanno strada nella mente di chi legge analizzando molto bene pregi e difetti del pensiero logico.

Quest’ultimo è basato sul bisogno di essere conseguenti in ogni momento e ad ogni stadio, confrontandolo con il pensiero laterale il cui primo obiettivo è comunque quello di dimostrare che le idee dominanti possono essere più dannose che utili. 

Il metodo logico inoltre, ad ogni passo, deve fare scelte alternative rendendo peraltro prevedibile il corso dei pensieri di una persona che ragiona verticalmente, mentre il pensiero laterale non ha tale necessità.

Quali sono i principi operativi del pensiero laterale?

Considerando che molto spesso tutti gli elementi di base di una soluzione nuova sono già disponibili si tratta solo di comporli secondo una nuova formula. Lo schema di azione del pensiero laterale può essere articolato su quattro principi operativi:

  1. L’identificazione delle idee dominanti o polarizzanti;
  2. la ricerca di nuovi metodi di indagine della realtà;
  3. l’evasione dal rigido controllo esercitato dal pensiero verticale;
  4. l’utilizzazione dei dati e delle circostanze fortuite.

Il pensiero laterale è un metodo per certi versi parallelo ed indipendente rispetto all’analisi logica dei problemi ed agisce a monte del problema stesso.

Spesso il problema più difficile sta proprio nella formulazione dei problemi e nel saperli riconoscere.

Un esempio? Chi ha mai pensato di considerare il nome ovvero la denominazione di una cosa o di un’azione, come un problema?

Purtroppo la rigidità della denominazione è una barriera collegata alla rigidità delle classificazioni ed a sua volta la rigidità delle classificazioni conduce a un’impostazione obbligata del problema.

Ne è un’esempio l’invenzione della freccia (intesa come segnale luminoso integrato nei fari di un autoveicolo) che prima di tale applicazione era di tutto men che associata ad un segnale luminoso.

La parola FRECCIA è stata infatti il primo limite nel risolvere il problema.

Uno degli accorgimenti per evitare l’effetto coartante delle denominazioni è quindi quello di “pensare per immagini visive, senza usare per nulla i vocaboli.”

Il valore di un’intuizione

Un altro concetto molto importante è il valore di un’intuizione e l’importanza di lascarla sedimentare.

“lanciarsi su un’idea appena si presenta equivale ad ucciderla, isolarla nel suo humus e arrestarne la crescita”

È importante infatti approcciare con lucidità e distacco anche e soprattutto alle intuizioni apparentemente più geniali così come è importante “non disfarsi in fretta di un’idea che appare logicamente assurda”.

Entrambe entreranno a far parte dei dati contribuendo ad aumentare le probabilità di risolvere le incognite.

Il pensiero laterale e l’incidenza del caso

L’ultimo aspetto che ritengo importante è l’incidenza del caso il quale è in grado di offrire occasioni di cui diversamente non si sarebbe mai pensato di servirsi ed esiste un modo per favorire l’intervento del caso: il gioco.

Con la stessa importanza interviene l’umorismo, condizione in cui la mente

“passa liberamente dalla considerazione del significato ovvio a quella del significato inaspettato ma plausibile e viceversa”.

De Bono fa un’analisi molto completa di quella che è la sua teoria e lo fa chiarendo concetti apparentemente banali e sfatando miti. Mi viene in mente l’esempio dell’insegnamento che non è necessariamente legato al progresso: suo scopo è di diffondere nozioni ritenute utili ovvero informare, non creare. 

Miti e condizionamenti che generano rigidità mentre a un manager, un creativo o un designer è richiesto di essere fluido per adattarsi ai cambiamenti e produrre idee sempre nuove ed il pensiero laterale è sicuramente il metodo oltre che lo strumento giusto.

De Bono E. Il pensiero laterale. Come produrre idee sempre nuove. BUR, 1967-2018, 145 pag.

Il pensiero laterale di De Bono: come produrre idee sempre nuove
Il pensiero laterale: come produrre idee sempre nuove © Alessio Migazzi – Dolomeet SrL

Ti è piaciuto questo articolo? Leggi anche Lavorare con le leggi della semplicità