Pensa e arricchisci te stesso

Leggere un libro del 1937 che sembra scritto ieri, questa è una delle scoperte migliori che si fanno leggendo pensa e arricchisci te stesso di Napoleon Hill.

Scrive l’editore:

quest’opera è una di quelle che hanno più influito su tanti individui nel mostrare la direzione da prendere per l’autorealizzazione, intesa come indipendenza finanziaria sia come ricchezza spirituale che trascende qualunque paragone monetario”.

Mi sento di sottoscrivere in pieno questa visione per tre motivi:

  • parliamo in primis di un libro la cui prima edizione è stata stampata nel 1937. In quell’epoca ben poco si scriveva di management e l’accesso alle informazioni era ben diverso rispetto ad oggi;
  • il secondo motivo è dettato dalla longevità di questo scritto, rimasto innovativo e che presenta concetti destinati a durare per molto, molto tempo.
  • il terzo motivo per il lavoro minuzioso di organizzazione dei contenuti. Parliamo dei 20 anni che l’autore ha trascorso frequentando un gigante dell’epoca, Andrew Carnage*, con il quale strinse il patto di raccogliere e dare concretezza ai segreti del successo proprio dello stesso Carnage.

La longevità operativa di questo manuale non è un caso.

Hill proponeuna propria lettura dei segreti del successo di grandi industriali dell’epoca e strutturata su 15 capitoli.

Tra le righe è possibile imparare concetti quali autosuggestione, programmazione organizzata e analisi personale che l’autore elabora grazie alla frequentazione in primis dello stesso Carnegie.

Non mancano infine i consigli, mantra ed esempi pratici per trasformare i propri punti di debolezza in punti di forza agendo sulle leve emotive, sulla forza di volontà e sulla tenacia.

L’autore è infatti fermamente convinto che la ricchezza inizi da uno stato mentale, dalla chiarezza di intenti e non dipenda dal lavoro se non in minima parte.

In tutta l’opera Hill guida il lettore ad imparare ad acquisire quello stato mentale calamita per le ricchezze.

Pensa e arricchisci te stesso: la ricchezza va desiderata

La ricchezza va infatti desiderata con una disposizione mentale che non riconosce fallimenti ma anche con metodo come quello dei sei modi per trasformare i desideri in oro:

  • stabilire esattamente la quantità di denaro che volete;
  • determinare con precisione ciò che intendete dare in cambio perché nella realtà non si attiene mai nulla senza concedere nulla;
  • fissare la scadenza entro la quale ottenere la somma desiderata;
  • concepire un progetto ed iniziare subito;
  • mettere per iscritto una frase chiara e concisa che rappresenti l’importo e la scadenza entro la quale lo volete avere;
  • leggere la frase a voce alta due volte al giorno immaginando di avere già la cifra desiderata.

Non è solo la ricerca della ricchezza ad animare le pagine del libro, ampio spazio viene dato al miglioramento delle capacità personali, alla motivazione, all’autoconvincimento così come all’ispirazione, vero e proprio tema ricorrente del libro.

Pensa e arricchisci te stesso: un esercizio per tutti i giorni

Mi ha molto colpito una delle tecniche usate da Hill per affrontare i problemi.

L’autore suggerisce al lettore di immaginare che, attorno ad uno stesso tavolo, vi siano alcuni tra i più grandi personaggi del passato e del presente. 

Immaginate di avere un problema sullo sviluppo di un prodotto nella vostra azienda e chiedere un parere a Steve Jobs, a Warren Buffett, a Bill Gates o a Phil Knight. 

Napoleon Hill era solito immaginare l’aproccio che avrebbero seguito i mostri sacri della finanza e della scienza. Un esercizio interessante questo per chi, oltre alla passione per i libri di management, si ritrova anche quella per le biografie.

N. Hill. Pensa e arricchisci te stesso

Pensa e arricchisci te stesso è un best seller da lunghe distanze, un libro mai banale che citando esempi di inizio 1900 risolve problemi tipici degli anni 2000.

Un manuale in cui l’approccio è sacro, la tenacia è d’obbligo, il carattere diventa una qualità imprescindibile ed il corpo deve essere in piena salute e allenato in quanto espressione fisica di un animo che non può bluffare. 

Un breviario per governare la vita quotidiana e godere di uno stato mentale sempre pronto a nuove sfide perché …

se qualcuno mi chiede come sto ho sempre voglia di rispondergli con un colpo che lo atterri

* Andrew Carnage (1835 – 1919), imprenditore scozzese naturalizzato statunitense da non confondere con Dale Carnage (1888 – 1955), altro autore citato nel blog.

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Il club delle 5 del mattino di Robin Sharma

Dai una svolta alla tua vita iniziando presto la giornata

Incontro Robin Sharma per la seconda volta grazie ad un vero e proprio best seller: “Il club delle 5 del mattino”.

Un libro in puro stile Sharma, narrato come un romanzo ma profondo e dettagliato come un libro di management.

Un concentrato di regole e principi sapientemente romanzati dove i protagonisti principali sono un eccentrico pittore e un’imprenditrice che nel corso di una seduta motivazionale incontrano un barbone che in realtà barbone non è.

Sarà questo incontro e la voglia di farsi trascinare da quell’insolito clochard – che si scoprirà poi essere un miliardario – a rivelare tutta un’altra realtà, fatta di regole, di crescita personale e di fiducia con al centro un unico principio: alzarsi presto al mattino e prendere possesso della propria vita.

Robin Sharma sfodera la sua grande capacità narrativa condensando in un unico volume l’essenza dei suoi insegnamenti, ne nasce un romanzo ricco di concetti ma anche di colpi di scena che rendono il libro avvincente e stimolano la curiosità.

Ma quali sono le regole enunciate nel Club delle 5 del mattino?

Per conoscerle è necessario leggere per intero il volume e, forse, neanche quello basta. E’ un libro che va sottolineato, riletto alla bisogna e sedimentato affinché dia l’auspicata ispirazione ad apportare quei piccoli ma significativi cambiamenti nell’approccio alla vita proposti da Sharma.

Il libro inizia impartendo 5 regole fondamentali:

  • Regola n° 1 – La dipendenza dalla distrazione è la fine della tua produzione creativa. Chi fa la storia si prende un ora per sé prima dell’alba per prepararsi ad una giornata di prim’ordine.
  • Regola n° 2 – Le scuse non alimentano il genio. Soltanto perché finora non hai coltivato l’abitudine di alzarti presto non significa che tu non possa farlo adesso.
  • Regola n° 3 – Ogni cambiamento è duro all’inizio, problematico nel mezzo e glorioso alla fine. Tutto ciò che ora trovi facile lo hai trovato difficile all’inizio. Con l’esercizio costante, alzarsi con il sole diventerà un automatismo.
  • Regola n° 4 – Per avere i risultati dei Top 5%, devi iniziare a fare ciò che il 95% della popolazione non vuole fare. Quando inizierai a vivere così, la maggioranza della popolazione ti definirà pazzo. Ricorda che essere etichettato come un tipo strano è il prezzo della grandezza.
  • Regola n° 5 – Quando senti che sei sul punto di mollare, resisti. Il trionfo ama gli inflessibili.

A queste 5 regole seguiranno 10 strategie e 11 massime del miliardario, ognuna parte di un metodo innovativo e totalizzante volto a creare la “giornata strabiliante” ovvero quel lasso di tempo incluso tra le 4.45 e le 21.30 nel quale regolare le vele della propria produttività.

Dai una svolta alla tua vita iniziando presto la giornata

Un libro per tutti e per tutti i giorni

Procedendo con la lettura si scoprono poi alcune vere e proprie chicche, suggerimenti estemporanei che giungono tra le mani dei protagonisti come messaggi in bottiglia ma carichi di profondità e di concetto. 

Tra questi il concetto di gioia, per essere felici fate afidamento su ciò che vi rende veramente felici e quindi circondatevi di:

  • persona carburante, circondarsi soltanto di persone che alimentano a gioia;
  • luoghi carburante, ritrovare dei luoghi in cui l’animo si rigenera ed in cui sperimentare la bellezza della meditazione;
  • obiettivi carburante, porta a termine soltanto obiettivi che accrescono il tuo stato di grazia.

Il consiglio: tenere duro

L’ostacolo più grande all’introduzione dei metodi di Sharma è il modo sconvolgente con cui impattano su bioritmi e organizzazione personale, le fasce orarie proposte infatti trovano un posto a tutto ciò che può effettivamente rendere felice una persona, ma è la loro sequenza a rendere la sfida impegnativa.

L’autore si preoccupa di dare anche gli strumenti per resistere alla tentazione di mollare e propone uno schema, il protocollo per instaurare un’abitudine, che ha la durata minima di almeno 66 giorni ed è composto di tre fasi:

  • distruzione delle precedenti abitudini malsane;
  • instaurazione delle nuove abitudini;
  • integrazione e consolidamento della routine.

L’obiettivo è quello di diventare una persona nuova, mettersi in gioco e rinascere attraverso un percorso di disciplina e convinzione per dare una svolta alla propria vita iniziando presto la giornata.

Proteggi i tuoi sogni dalle distrazioni digitali!

Il club delle 5 del mattino in definitiva è un vero e proprio metodo basato sull’introduzione di alcune semplici abitudini, che spiega come ispirarsi ai grandi “mattinieri” del passato grazie alle tabelle di allenamento di “coach Sharma” che vi abitueranno ad alzarvi presto la mattina per svolgere attività sane e positive come l’esercizio fisico, la lettura e la meditazione.

In fondo iniziare la giornata mentre tutti gli altri dormono è un modo come un altro per partire per la vita e per il business godendo di un ampio vantaggio competitivo.

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Sharma R. Il Club delle 5 del mattino. Dai una svolta alla tua vita iniziando presto la giornata. Tre60 – Tea SrL Milano, 2019, 338 pag.

Robin Sharma

È un ex avvocato americano che ha abbandonato la professione per dedicarsi alla scrittura ed all’insegnamento diventando punto di riferimento per temi quali lo sviluppo di strategie di leadership e sviluppo personale. 

WebSite: www.robinsharma.com

O MEGLIO O NIENTE: come si vince la mediocrità e si raggiunge l’eccellenza

Può una azienda, buona ma nella media, diventare una grande azienda? Se si, come? O meglio o niente è una piccola ricetta fatta di analisi scientifiche a caratura universitaria per provare a vincere veramente la mediocrità e raggiungere l’eccellenza.

Ma quali caratteristiche permettono di uscire dalla mediocrità?

Il libro si apre con una provocazione ovvero che “le società veramente eccellenti, in gran parte, sono sempre state eccellenti.

E la grande maggioranza delle buone imprese rimangono solo tali, buone ma non eccellenti.”

Questo principio, che li per li gettava ombre sugli studi fino a quel momento condotti dallo stesso Collins, fu lo stimolo per avviare una ricerca ad ampio spettro e che coinvolse società del calibro di Abbott, Circuit City, Fannie Mae, Gillette, Kimberly-Clark, Kroger, Nucor, Philip Morris, Pitney Bowes, Walgreens, Wells Fargo. 

Nella sostanza l’obiettivo della ricerca era quello di trovare aziende “Good to Great”, che è anche il titolo originale del libro, ovvero aziende che sono state in grado di evolversi da buone aziende ad aziende eccellenti e carpire, di conseguenza, i motivi e le basi economiche e sociali di questo miglioramento. Aziende che hanno saputo vincere la mediocrità e raggiungere l’eccellenza.

Ma come sono state selezionate le aziende dal gruppo di Collins?

L’autore e il suo team analizzano il campione di aziende incluse in Fortune 500 tra il 1965 e il 1995 trovando alla fine undici casi di transizione da buono a eccellente.

Va detto per prima cosa che Collins ha scelto come criterio di base la selezione di società con un rendimento di tre volte superiore a quello del mercato nello stesso periodo ma con alcuni paletti, ad esempio le aziende dovevano aver effettuato la transizione GTG indipendentemente dal settore di provenienza: se l’intero settore mostrava lo stesso andamento la società andava scartata.

Collins ricerca risultati economici quindi ma anche la produzione degli stessi su un periodo che sia il più duraturo possibile.

Cosa scopre Jim Collins?

La ricerca di Collins ha abbracciato non solo la valutazione dei bilanci, degli indici finanziari e del posizionamento delle 11 aziende oggetto dello studio ma ha incluso anche una lettura attenta di centinaia di articoli di giornale ed interviste sul campo a collaboratori che hanno affiancato i leader durante la transizione.

Il bene è nemico del meglio

Il bene è nemico del meglio. Questo è il primo motivo per cui ben poche cose diventano eccellenti.

Allo stesso modo poche persone conducono vite eccellenti, in larga misura perché è fin troppo facile accontentarsi di una vita piacevole.

La leadership livello 5

Non vi svelerò il libro, che va letto, sedimentato e compreso ma voglio anticiparvi uno dei risultati raccolti da Jim Collins ovvero che tutti i CEO delle aziende in grado di fare la transizione Good to Great erano leader Livello 5.

Questa attività ha portato ad individuare un profilo preciso dei leader Livello 5 così sintetizzato:

  • ognuna delle società che ha compiuto il passaggio da buono a eccellente era un leader Livello 5;
  • il leader Livello 5 è ambizioso, certo, ma soprattutto per l’azienda;
  • i leader Livello 5 predispongono i propri successi in modo che l’azienda possa ottenere risultati ancora migliori;
  • i leader Livello 5 esibiscono una modestia ammirevole, si tengono in disparte, si sottovalutano;
  • i leader Livello 5 hanno motivazioni fortissime e sono decisi a fare di tutto per portare l’azienda all’eccellenza;
  • i leader Livello 5 hanno una particolare diligenza a portare a termine il lavoro, sono più cavalli da tiro che da concorso;
  • i leader Livello 5 guardano oltre la finestra e attribuiscono il successo a fattori a loro estranei, alla fortuna e non alla bravura.

La cosa più eclatante è che nel suo studio Collins non stava assolutamente ricercando leadership Livello 5 o simili, ma i dati raccolti hanno restituito un quadro affascinante, fatto di persone che hanno fatto la differenza e che lo studio ben descrive incrociando storie personali, case history e dati di borsa.

Una lettura appassionante e mai scontata, che rivela il suo cuore già dalle prime pagine ma che ha bisogno di un intero libro per rendere quei concetti tanto inconfutabili quanto innovativi.

Collins J. O meglio o niente. Come si vince la mediocrità e si raggiunge l’eccellenza. Oscar Mondadori, 2007, 304 pag.

Jim Collins. O meglio o niente. © Alessio Migazzi – Dolomeet SrL

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A scuola di produttività con OZIO CREATIVO

Esiste un ozio attivo e necessario alla produzione di idee: ozio creativo di Domenico De Masi ce ne insegna l’essenza.

Ozio creativo è un interessante libro intervista nel quale Domenico De Masi, incalzato dalle domande di Maria Serena Palieri. Approfondisce la tesi di un ozio attivo, necessario alla produzione di idee così come necessario allo sviluppo della società e della filosofia che sta alla base di molte aziende.

Per De Masi infatti, nella società postindustriale, è proprio l’ozio creativo che deve assumere un ruolo da protagonista.

Il futuro infatti è di chi saprà sottrarsi alla tradizionale idea di lavoro come corvé, di chi saprà puntare a una misura di attività in cui il lavoro va a confondersi con il tempo libero, con lo studio e con il gioco.

Una tesi basata su ricerche, case history, ed interviste ma soprattutto fondata sull’esperienza di vita e di studio dell’autore.

Dove nascono le idee?

De masi è convinto che la quantità di idee prodotte non sia direttamente proporzionale alla quantità di ore trascorse in azienda

Indagini scientifiche, condotte in particolare sul telelavoro, dimostrano che compiti che in azienda richiedono circa 8 o 10 ore, da casa possono essere svolti in 4 o 5 ore.

La gente passa in azienda il doppio del tempo strettamente necessario e questo, in parte, è dato dal fatto che siamo abituati ad applicare al lavoro intellettuale regole che furono le basi del lavoro materiale.

L’autore fa un esempio che è calzante, spiegando che se a inizio secolo fossimo andati in visita alla Ford il vecchio Henry sarebbe stato fiero di parlarci di efficienza, organizzazione, ore di lavoro e produttività.

Quando oggi andiamo in visita ad una fabbrica, senza scomodare il buon Adriano Olivetti, sentiamo invece parlare di socialità, estetica, luminosità degli ambienti e benessere dei lavoratori quali valori imprescindibili dell’impresa.

Se ci pensate questa è una vera conquista!

Cos’è in definitiva l’ozio creativo?

Bisogna innanzitutto premettere che tra inezia fisica e lavoro intellettuale non c’è altrettanta separazione.

Si può stare sdraiato per ore mentre la mente lavora vorticosamente perché è vero che l’amaca è l’opposto della catena di montaggio ma non è detto che sia meno produttiva.

Oziare non significa non pensare ma significa “non pensare secondo regole obbligate“, non avere l’assillo del cronometro.

L’ozio creativo è vitale per la produzione di nuove idee e per la definizione di soluzioni diverse rispetto a quelle già conosciute.

E poi serve dirigere il tempo libero risultante dedicandone una parte a noi stessi, alla cura del nostro corpo e della nostra mente; un’altra alla famiglia e agli amici e una terza alla collettività ed alla sua organizzazione civile e politica.

Solo così si potrà ottenere una civiltà più matura e più a misura d’uomo.

L’importanza della formazione

Un altro concetto importante che De Masi rimarca è che, rispetto al passato, la nostra identità dipende sempre di più dalla nostra formazione.

La nostra formazione dipende da quello che impariamo, dalla nostra capacità di produrre idee, dal nostro stile e dal nostro senso estetico.

Purtroppo i manager di oggi vivono chiusi nella boccia aziendale e così finiscono per avere sempre meno idee e sempre più paura del mondo esterno, un dramma per una società basata sul terziario e sull’innovazione.

Sarebbe da isolarli perché non contamino i manager delle future generazioni.

Ozio creativo è un concentrato di teorie controcorrente, che non troverete mai nella letteratura americana in materia e che si discosta appunto dai grandi classici del personal empowerment.

Nel suo essere controcorrente è un saggio drammaticamente realista e propone risposte oltre che alle carenze aziendali ai vuoti valoriali che la società stessa va a generare portando l’individuo alla solitudine.

Ozio creativo è una risposta ai bisogni di innovazione della società dell’economia e dei suoi rapporti con l’uomo individuo e lavoratore fatti di tutele e doveri. Come dice Nietzsche:

chi non dispone di due terzi della sua giornata è uno schiavo, qualunque cosa sia per il resto: uomo di stato, commerciante, impiegato, studioso.

De Masi D. Ozio creativo. Conversazione con Maria Serena Palieri. BUR, 2000, 300 pag.

Esiste un ozio attivo e necessario alla produzione di idee: ozio creativo di Domenico De Masi ce ne insegna l'essenza
Esiste un ozio attivo e necessario alla produzione di idee: ozio creativo di Domenico De Masi ce ne insegna l’essenza © Alessio Migazzi – Dolomeet SrL

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