La mia intervista per Red Bull Bike Italia, dove racconto come si progetta e si realizza un percorso mtb cross country valido per il circuito di Coppa del Mondo UCI.
Quali sono le tempistiche relative alla progettazione e quali quelle di realizzazione di un percorso di cross country?
Dipende se va progettato un percorso ex-novo oppure si implementa un percorso esistente. Se si parte da zero ovviamente bisogna partire molto presto e seguire tutto l’iter progettuale. Per prima cosa è necessario individuare la proprietà dei terreni attraverso le particelle catastali, effettuare degli approfondimenti per capire se ci sono aree protette oppure di tutela, fare l’analisi dell’idrografia, del rischio idrogeologico e della corografia in generale.
Non è facile rispondere alla domanda, ma per quanto riguarda la definizione del progetto solitamente in 3 mesi il progetto è pronto poi i tempi per le autorizzazioni dipendono molto da regione a regione e sono molto aleatori. Per esperienza ti posso dire che almeno 12 mesi sono necessari per le autorizzazioni formali. Per la realizzazione, in base alle tempistiche da rispettare, ci si organizza con le squadre operative. Il mio consiglio è di fare i lavori durante l’autunno in modo tale che il terreno poi si stabilizza ed sia pronto per essere utilizzato la primavera.
Esiste un iter di analisi del terreno?
Prima di tutto va individuato un versante che si presti per i seguenti aspetti:
- Tecnici relativi al percorso
- Tipologia di fondo e features naturali presenti
- Dislivello e sviluppo metrico del versante
- Accessibilità da parte di pubblico e mezzi di soccorso
- Visibilità e spettacolarità
Ovviamente per riuscire ad analizzare bene un terreno è necessario fare il sopralluogo quando il verde non è ancora particolarmente diffuso. La stagione migliore è decisamente l’autunno e, dove non c’è neve, l’inverno. In questo modo si riesce bene a vedere il fondo, lo sviluppo del versante e si riescono a definire le linee migliori.
Che strumenti sono indispensabili nella fase di studio e sviluppo?
Molto importante lo studio da remoto tramite il pc. Attraverso l’utilizzo di strumenti ormai evoluti si riescono a ricavare molti dati del terreno e di quello che si troverà durante il sopralluogo. Oltre a questo poi si riesce ad avere una panoramica di insieme migliore e, a livello di design, si possono preparare diverse ipotesi poi da verificare sul campo.
Durante il sopralluogo sul campo è poi indispensabile essere dotati di strumentazione GPS con una buona accuratezza del segnale. Grazie ai waypoint si possono prendere appunti sul campo. Inoltre per rilevazione puntuale della pendenza spesso si utilizza anche l’inclinometro.
Di quale figure si avvale un’organizzazione per sviluppo e realizzazione?
Il lavoro viene svolto tramite lavoro di squadra tra un trailbuiler e un progettista: solitamente il trailbuilder definisce le linee, le tipologie di realizzazioni e di interventi da fare, il dislivello e tutte le features da inserire nel percorso il progettista interpreta in “burocratese” e mette su carta le idee del trailbuilder.
Nel mio caso ho la fortuna che con la mia società Dolomeet srl abbiamo un tecnico interno e sviluppiamo regolarmente progetti di nuovi trail, per questo posso dire che grazie all’esperienza maturata in Val di Sole abbiamo raggiunto un elevato know how in questo settore che esportiamo sul territorio nazionale.
Ci sono standard internazionali che un’organizzazione deve rispettare?
Si parte sicuramente dallo studio del Regolamento UCI inerente la realizzazione e le caratteristiche che deve avere un percorso XCO. Il trend è quello di realizzare percorsi più corti rispetto al passato e stare nel minimo di sviluppo previsto da regolamento, cioè 4km. Gli aspetti principali da considerare sono:
- Sicurezza dei riders;
- Sicurezza del pubblico;
- Spettacolarità e “tv friendly”;
UCI ha una figura che si preoccupa di valutare la qualità dei percorsi realizzati e di dare il nullaosta alla manifestazione. Nel nostro caso abbiamo avuto una fase di coaching i primi anni più marcata, adesso invece abbiamo piuttosto carta bianca nel dare sfogo alle nostre idee e questo mi da tanta soddisfazione.


Dal progetto alla realizzazione, qual è il primo step esecutivo?
La prima cosa da fare sicuramente è il course taping, quindi definire con del nastro la linea del tracciato e poi procedere con i lavori. In questa fase è molto importante non farsi prendere dall’impeto di volere fare in fretta ma è indispensabile fare scelte studiate e ponderarle bene.
L’esperienza poi ci insegna che le incognite che troviamo nella realizzazione rispetto alle idee progettuali possono essere diverse, per questo motivo il trailbuilder deve essere sempre presente in tutte le fasi della lavorazione e gestire situazioni non previste.
Successivamente si procede con la pulizia del corridoio di lavorazione e con gli altri lavori previsti.
Quali sono i materiali utilizzati per shaping e riempimento?
A me piace dividere queste lavorazioni in due: interventi a mano (natural) e interventi con mezzi (build). Il nostro percorso ad esempio è stato suddiviso in 3 sezioni: natural, regular e costruito (build).
Per il natural si effettuano interventi di sistemazione a mano, trail shaping, rock armoring con badile, piccone, macleod invece per il costruito utilizziamo scavotore o ragno con benna orientabile e dove necessario andiamo ad apportare materiale misto terra e frantumato da cava nella miscela perfetta per avere il giusto grip e drenaggio del fondo. Molto utile la motocarriola autocaricante per spostare materiale e battere il fondo.


Quando un percorso diventa definitivo e idoneo per una coppa del mondo?
Sicuramente dopo averci lavorato parecchio e averlo provato e riprovato in sella alla bike, è solo “girandoci” poi in bici che si notano i particolari e gli ultimi interventi che fanno la differenza. In Val di Sole l’idoneità viene data successivamente alla track walk con il delegato tecnico UCI che ha l‘ultima parola sul lavoro fatto.
Quanto è cambiata nel tempo la progettazione? Quali sono le richieste attuali e differenti rispetto al passato?
Come tutte le cose anche lo sviluppo di percorsi XCO è in continua evoluzione, si tratta di un connubio tra l’evoluzione delle biciclette e la conseguente evoluzione dei percorsi xco, ognuna di queste due parti mette la sua parte e di conseguenza ci si spinge verso il futuro dello sport di questa disciplina.
C’è tanta sete di show: più portiamo i percorsi verso la gente più il pubblico si appassiona, dobbiamo cercare di dare visibilità a questa stupenda disciplina e per farlo dobbiamo cercare di rendere il più possibile visibili e accessibili al pubblico i nostri percorsi.
Quale sarà il futuro di questo processo?
Io penso che ogni percorso deve riuscire ad esprimersi per quello che può offrire, nel mio immaginario ogni località dovrebbe riuscire a differenziarsi e a mettere in evidenza la propria identità e DNA che non è replicabile e ripetibile da altre parti. Il vero futuro di questo processo è delineato dalla creatività dei singoli organizzatori, in questo momento lo standard viene definito dalle competenze acquisite sul campo da tutti noi e il futuro lo stiamo scrivendo stagione per stagione andando a migliorare e a implementare i nostri amati percorsi.