Tre anni. Tanto sarà il tempo prima del ritorno alla normalità nel mercato della bici.
Il lockdown globale delle scorse primavere e il conseguente boom delle vendite sono stati due dei fattori che hanno portato allo stravolgimento di tutte le logiche per chi produce o per chi vuole acquistare una bicicletta al giorno d’oggi.
Dopo il boom del maggio 2020, che trasformò il panico del mercato della bicicletta in entusiasmo per la riscoperta del nuovo mezzo, si è arrivati all’affanno nel rifornire i negozi. Situazione che permane anche nel 2021 e che non ha mai visto tempi morti nei negozi, nemmeno nella stagione fredda. “Dopo l’euforia del Bonus Mobilità ci saremmo aspettati, alla riapertura a gennaio, un momento di pausa del mercato – dicono i negozi di biciclette – invece si è ripartiti subito con la stessa forza dell’anno precedente”.
La pandemia ha mostrato tutti i limiti del mercato globalizzato. Ordinare oggi una bicicletta nuova comporta un tempo di attesa che varia dai tre ai 10 mesi.
Uno degli effetti che per primi si è palesato agli addetti ai lavori e che ha colpito direttamente i portafogli dei clienti è stato il forte aumento dei prezzi delle biciclette che si è verificato dall’inizio del 2021. Una tendenza che sembra proprio causata da una domanda che ha abbondantemente superato l’offerta, ma non solo da questo.
Negli ultimi 20 mesi la pandemia ha influito negativamente sulla cycling supply chain mondiale. La produzione di biciclette è stata rallentata e in alcuni momenti bloccata e i listini hanno subito un aumento generale, ma quali sono le motivazioni principali?
- Difficoltà di trasporto e carenza di container.
- Incremento della domanda mondiale di biciclette del +20%
- L’aumento dei prezzi delle materie prime, come l’acciaio (+130%) e l’alluminio (+80%).
- Le forti dipendenze dai fornitori asiatici.
La pandemia ha rotto il meccanismo: dai remoti paesi dell’est asiatico i materiali hanno iniziato a scarseggiare, le fabbriche chiuse hanno riaperto lentamente e tutt’ora non riescono a stare dietro alla domanda di mercato. A tenere ferme le biciclette molto spesso è la carenza di componenti: i costruttori di componenti stanno correndo ai ripari. Shimano ha avviato i lavori per la realizzazione di un nuovo stabilimento a Singapore e con loro anche molti altri.
In più c’è un problema di trasporti, specialmente quelli su nave. Le tre grandi compagnie mondiali non stanno muovendo le intere flotte e così i container viaggiano pieni ma con tempi di attesa lunghi e prezzi alle stelle (si parla di costi al container quadruplicati).
RITORNO ALLA NORMALITÀ
Una situazione, quella del mercato della bici, che non si risolverà a breve anche perché, nell’incertezza del mercato dei prossimi anni e mancando qualsiasi garanzia di tutela, nessuno si azzarda a fare investimenti e spostare le produzioni in maniera importante in altri posti.
Alcune aziende ciclistiche hanno già portato l’assemblaggio di alcuni modelli in Europa oppure aperto nuovi stabilimenti di produzione per cercare di tagliare i costi legati ai trasporti, ma il problema del reperimento della componentistica rimane centrale.
ANCMA in questo senso ha sollecitato il governo italiano ad intraprendere azioni per favorire un ritorno alla produzione interna. Facile a dirsi un po’ meno a farsi, ma si tratterebbe certamente di una rivoluzione importante dove i costi più alti verrebbero ammortizzati da una maggiore flessibilità e dinamicità della produzione.
Secondo la Confederation of the European Bicycle Industry (CONEBI) la filiera europea, che ad oggi produce componentistica per 2 miliardi di €, di cui il 25% in Italia, vuole riorganizzarsi con l’obiettivo di incrementare la propria autonomia e arrivare nel 2025 a un valore prodotti di 6 miliardi.
Tuttavia per tutto il 2022 si profilano ancora lunghe attese per le consegne ma, soprattutto, un aumento generalizzato dei listini dei prezzi delle bici.
Ma come sta andando veramente il mercato della bici a livello europeo? Scoprilo qui: https://www.dolomeet.com/blog/il-ciclo-in-europa-dati-di-mercato