L’evoluzione di Dolomeet: intervista ad Alessio Migazzi

Dolomeet intervista

La trasformazione di Dolomeet dalle sue origini ad oggi: intervista ad Alessio Migazzi, CEO presso l’azienda

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Che cosa ti ha fatto investire nel settore bike e Outdoor? 

Dolomeet non è nata solo da una attenta valutazione di mercato, è nata principalmente da un grande feeling operativo tra i soci fondatori. Dopo aver condiviso esperienze totalizzanti sul campo abbiamo capito che il nostro vero valore era saper fare squadra ed innovare il mondo bike così come in quegli anni stavamo facendo con i grandi eventi sportivi.

Le origini: come e perché è nata Dolomeet? 

Dolomeet è nata anche per una serie di coincidenze. Avevamo un po’ tutti voglia di cambiare lavoro e dedicarci a nuove sfide e così abbiamo fatto. Abbiamo scelto un settore che conoscevamo molto bene ma soprattutto abbiamo scelto di rimanere nella nostra Valle. Personalmente, dopo aver girato parecchio per lavoro ed aver vissuto fuori regione ho capito che la mia casa era qui dove sono nato e qui ho voluto creare qualcosa che fosse mio e indipendente. In quegli anni il boom delle bici elettriche non era neanche previsto e l’idea di base era essenzialmente romantica e coraggiosa. 

La Dolomeet di adesso, corrisponde alla tua visione dell’azienda nel 2016?

La Dolomeet di oggi non è ancora quella dell’idea originale del 2016. Abbiamo degli obiettivi di fatturato, di benessere interno e di crescita che non sono ancora stati raggiunti pur avendo sempre raddoppiato il bilancio. L’anno scorso abbiamo iniziato a sentire il Covid in maniera forte, sarebbe stato in prospettiva il nostro anno migliore ma si è rivelato quello con la crescita minore. Ho stimato che ci vorranno almeno altri due o tre anni per riprendere quel trend positivo e l’ondata di ottimismo che stava spingendo il settore. Credo comunque che sapremo tenere la barra dritta e portare l’azienda ai livelli che ci siamo posti.

Ci sono stati momenti di difficoltà, dove hai pensato di lasciar perdere tutto? Come hai fatto ad oltrepassarli?

Lasciare perdere mai. Magari vendere al giusto prezzo o fondersi con realtà più grandi per garantire benessere allo staff e crescita all’azienda. Lasciare perdere non può essere argomento di discussione quando si fa impresa perché quello che oggi è ricchezza, se non gestito con serietà ed un ottimismo realista e concreto diventa subito sofferenza. Devo dire che i momenti di difficoltà peggiori li abbiamo superati grazie alla coesione dello staff e ad una grande motivazione.

Una cosa senza la quale Dolomeet non sarebbe quello che è adesso.

Quello che noi chiamiamo il metodo Dolomeet. Una naturale propensione al coraggio nelle scelte supportato da sacrificio quotidiano, innovazione di prodotto e servizio e competenze trasversali.

Cicloturismo: Intervista a Sergio Battistini

Intervista sul cicloturismo, a Sergio Battistini, Project Manager e Bike Specialist

Il cicloturismo è diventato un concetto sempre più complesso negli anni. Oggi, non si parla più solo di bici, ma anche tutto quello che ci sta intorno come: ospitalità, servizi, parcheggi, ricariche e molto altro. Per capire meglio e fare più luce su questo argomento, abbiamo pensato di intervistare il nostro Bike Specialist, Sergio Battistini.

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Che cosa vuol dire esattamente “cicloturismo” e in che cosa consiste?

“Cicloturismo è tutto quello che riguarda le due ruote e il turismo. In realtà, è una parola molto vasta e per definirla al meglio ci sarebbe da scrivere un libro. Basti pensare al cicloturismo come un mercato molto segmentato, in cui in base alla tipologia di fruitore ci sono diversi tipi di bici: da quella per la città alle trekking bike, Mountain bike, bici da enduro, bici da strada, e-bike etc.. Nel cicloturismo non rientra solo la bici, ma gli stakeholder, le strutture ricettive, le località turistiche, i percorsi per le bici, i servizi, i noleggi, le guide e tutto il mondo che lavora in questo ambiente. Importante ricordare che quando si pensa al cicloturismo bisogna pensare a 360 gradi.”

Se dovessi definire dei punti di forza e dei punti deboli del cicloturismo durante questa intervista, quali sarebbero?

“Un punto di forza è sicuramente il fatto di essere un mercato in evoluzione, quindi in un momento particolarmente florido, che dà una notevole scossa ad un mercato già crescente. Tra il pubblico è tornata la voglia di vivere l’outdoor, e la tendenza a tornare ad avere una vita più attiva rispetto a prima. Il cicloturismo è un punto di forza soprattutto da questo punto di vista.

Per quanto riguarda i punti deboli, generalmente parlando, si possono riassumere nel fatto che c’è ancora tantissima strada da fare. L’Italia è un paese che ha ancora tanto da imparare e da mettere in pratica. Però si sta muovendo lo sviluppo della ciclabilità urbana, che è importantissima. Detto ciò, questo può essere un punto di debolezza per il mercato in sé, ma per Dolomeet è in realtà un punto di forza.“

Che opportunità presenta il mercato del cicloturismo soprattutto in questo periodo per le aziende?

“Le opportunità sono molteplici, perché c’è ancora tanto da inventare, scoprire e sperimentare. Dolomeet è infatti un lab che si occupa proprio di queste cose e che punta sempre a crescere e proporre soluzioni innovative per il mondo Outdoor. Per i territori, questi ultimi anni sono opportunità da sfruttare e da cavalcare. Per esempio, noi operiamo in tantissimi territori che sono molto conosciuti ma che hanno ancora parecchio da esprimere. Ora, tanti stanno cercando di allungare la stagione con la bici, cercando di destagionalizzare e decongestionare le zone di alta affluenza. Parliamo per esempio del lungo Lago, dove si cerca di potare le persone a conoscere l’interno, in modo tale da vivere ambienti diversi, che permettano quindi un soggiorno in diversi periodi dell’anno e che sviluppino e monetizzino diverse aree.”

Nello scenario Italiano, il cicloturismo può considerarsi un settore sviluppato, in via di sviluppo o in standby?

“Sicuramente in via di sviluppo anche se con una lenta crescita. Noi, attraverso il nostro lavoro, notiamo che comunque l’esigenza viene percepita di conoscere questo mondo, di entrarci e di diventare bike friendly nonostante tutte le difficoltà del caso. Perché è chiaro che chi non mastica bici, ha difficoltà notevoli, quindi si fa assistere da un’azienda come la nostra in un percorso che deve portare da A a B. Non è un lavoro immediato, ma uno che richiede tempo, dedizione partecipazione ma che porta ad ottimi risultati.”

Per lavorare nel campo del cicloturismo che cosa serve fare? Serve istruzione specifica? 

“Percorsi di studi particolari non ne esistono, la laurea migliore in questo senso è l’esperienza sul campo. Noi di Dolomeet abbiamo la fortuna di lavorare su tutto il territorio italiano, quindi vedere territori diversi tra loro. Si riesce a sperimentare e portare via il buono da ogni parte. Noi partiamo dal Trentino e dalla Val di Sole che sono molto forti nello sviluppo dei prodotti bike e prodotti turistici della bike, quindi cerchiamo di esportare quello che abbiamo appreso dal nostro territorio anche al di fuori.”

In questa intervista rispetto al cicloturismo, ci tenevamo a chiederti: come si sviluppa una Bike Area?

“Domanda molto complessa. Noi abbiamo definito 9 punti, che sono i punti focali per lo sviluppo di una bike area.

  1. Si parte dallo sviluppo della rete di percorsi (quindi individuare percorsi che abbiano caratteristiche particolari).
  2. In secondo luogo, si passa allo segnalare i percorsi quindi installare una segnaletica attraverso il territorio
  3. Si passa poi al comunicare quello che è stato realizzato online e offline attraverso cartine bike e materiale promozionale di questa rete di percorsi.
  4. In seguito si va a formare e rendere partecipi quelli che sono gli albergatori e le strutture ricettive per avere un’ospitalità bike.
  5. Una volta messa in pratica questa base, si passa ad un’infrastrutturazione rispetto a quello che c’è.
  6. E si va a immaginare quello che ci potrà essere facendo un piano investimento sulla realizzazione di nuovi percorsi, sulla costruzione di pump track, di trail center etc..
  7. L’infrastrutturazione prevede la realizzazione e progettazione di infrastrutture bike. Quindi oltre ai percorsi, anche servizi come parcheggi bici piuttosto che bacheche o punti di ricarica ebike etc..
  8. Tutto viene coronato con una comunicazione specifica destinata al mondo dei bikers
  9.  e molto spesso lo si fa tramite un evento bike, che diventa un po’ l’evento lancio della bike area.”